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Alberto Nutricati
14 Gennaio 2021
CASARANO - Chiesta la cassa integrazione per 75 dipendenti della Iris Sud.
Si tratta del primo passo verso la presentazione del piano industriale dell’azienda casaranese che si occupa della realizzazione di calzature per conto di marchi di lusso.
Nel corso dello scorso anno, il gruppo giapponese Onward aveva deciso di dismettere la divisione Onward Luxury Group, nella quale rientra la Iris Sud, poi ceduta alla Nemo srl.
In base al cronoprogramma della nuova proprietà, entro il 31 marzo il piano dovrebbe essere sottoscritto dai sindacati e valutato dal ministero per ottenere la cassa integrazione per ristrutturazione.
Si parte, quindi, con la richiesta di cassa integrazione per i 75 esuberi, a decorrere dall’11 gennaio e sino al 31 marzo.
Si tratta di un’ulteriore richiesta di cassa integrazione guadagni ordinaria con causale Covid 19, allo scopo di continuare a gestire la situazione di difficoltà che si è venuta a creare a seguito della riduzione dei volumi di lavoro e di fatturato, in conseguenza del protrarsi dell’emergenza epidemiologica da Covid 19.
A motivare la richiesta, dunque, la riduzione delle attività e il protrarsi della pandemia. Proprio per questo, la società ritiene necessario adeguare l’attuale organico aziendale ai reali fabbisogni, utilizzando lo strumento della cassa integrazione, così come previsto dagli strumenti normativi.
La cassa integrazione coprirà 11 settimane. Nel frattempo, l’azienda dovrebbe programmare il proprio futuro. Peraltro, non è possibile licenziare alcun dipendente, stante il blocco dei licenziamenti sino al 31 marzo.
Questo, insieme alla disponibilità della cassa Covid, ha permesso alla Iris Sud di restare a galla nonostante la forte contrazione del fatturato.
Il personale sarà collocato in sospensione dal lavoro a rotazione sulla base delle esigenze produttive e organizzative interne, congiuntamente al criterio della fungibilità di mansioni, qualora ciò sia consentito dai volumi produttivi. Diversamente, si procederà alla sospensione totale dell’attività.
Nella riunione con i sindacati dello scorso 8 gennaio, la nuova proprietà del calzaturificio aveva dichiarato un esubero pari a 30 unità, sulle 80 complessive. Inoltre, aveva reso noto di voler chiudere il reparto taglio, visto che al momento è un doppione di quello già attivo nella sede centrale di Fossò, in Veneto. In ogni caso, la nuova proprietà ha dichiarato di non voler dismettere la fabbrica di Casarano, ma di doverne adeguare l’organico, proprio al fine di scongiurare la soppressione del sito.
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