NARDÒ - Il parroco tuona: “nessuno dovrebbe mai arrivare ad augurare la morte a dei bambini”.
Poco prima era apparso un post su Fb: “Una pisàra e minatili a mare”. Riportato in italiano, il pensiero (se così si può chiamare) è di mettere un peso al collo dei poveri afgani per farli annegare in acqua. E’ solo uno, forse il più violento, dei commenti con cui alcuni neritini hanno esibito il vestito della festa sui social. Poi il resto, fatto di richieste di “lasciarli ai pesci” e anche la pesante ironia del referente cittadino di Casapound, Pierpaolo Giuri, che ha detto la sua sui “clandestini” (questo il termine usato impropriamente) e sugli abiti che indossavano, più puliti dei suoi. Un clima feroce che ha accolto la notizia dell’arrivo di circa ottanta profughi, tra i quali molti bambini. Per fortuna controbilanciato da affermazioni ragionevoli di altrettanti neretini.
Ma appare evidente che il problema non è che ci sia qualcuno che risponde civilmente alla violenza verbale o scritta ma che gli atteggiamenti di attacco ai propri simili siano considerati “attesi” o “normali”.
Chi non è rimasto zitto, come suo costume, è un sacerdote giovane e attento a quel che succede nell’underground, in quel sottosuolo costituito dai social nel quale un grugnito diventa opinione e fa proselitismo. Un intervento severissimo di don Riccardo Personè, tale da scuotere – riferito da una persona non credente – tutti i presenti rimasti turbati dall’apprendere l’accaduto dalle sue parole. “Il dolore che ha provato la mamma di questi bambini – ha detto il parroco delle Cenate – è uguale a quello di tutte le mamme che soffrono per la sofferenza dei propri figli. Sono costrette a scappare e sono disposte ad affrontare anche la morte nel tentativo di garantire un futuro migliore per sé e per la propria famiglia”.
La pietà cristiana, per il sacerdote, ha un grande valore ma dovrebbe esserci, al di sopra, una pietà umana tipica degli esseri umani. In corso, però, c’è un processo di “disumanizzazione” con tante persone che predicano bene ma che su Facebook si vendicano, si sfogano, danno la stura ad ogni genere di violenza verbale. Ed ha fatto proprio il riferimento al giovane uomo (il cui commento sarebbe all’attenzione delle forze dell’ordine) che avrebbe preferito vedere i migranti appesi ad una “pisàra”. Un discorso duro, un pugno nello stomaco, ribadito più e più volte. “Non faccio politica – ha detto don Riccardo – faccio solo il prete e nel mio ruolo non riesco a restare indifferente a tutto ciò”.