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Lecce, «L’allestimento per la sfilata di moda non ha reso giustizia a piazza Duomo»

 
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Lecce, «L’allestimento per la sfilata di moda non ha reso giustizia a piazza Duomo»

Il punto della situazione dell’avvocato amministrativista Pietro Quinto

Sabato 25 Luglio 2020, 11:45

La Sovrintendenza ha contestato l’allestimento di Dior in piazza Duomo rilevando la mancanza di una tempestiva richiesta del necessario parere della stessa Sovrintendenza, inviando una lettera all’Arcidiocesi, al Comune ed ai Carabinieri. L’avvocato Pietro Quinto, amministrativista, fa il punto della situazione.

Avvocato Quinto, cosa dice la legge?

«In effetti il parere della Sovrintendenza era necessario in base al Codice dei Beni Culturali, trattandosi di un bene sottoposto a vincolo. Sicchè è stato un errore non “coprire” la manifestazione con l’acquisizione di tale parere che, tra l’altro, è obbligatorio e vincolante. Tale omissione potrebbe avere ripercussioni, così come avvenuto per la vicenda dei pontili di Otranto e degli insediamenti nei pressi delle mura del Castello leccese. Non si tratta di problemi burocratici bensì del rispetto di leggi e delle competenze».

Non era possibile in ogni caso fare la manifestazione in piazza Duomo?

«In disparte la peculiarità della manifestazione, che ha riscosso notevoli consensi e ritorni in termini economici e non solo, per la qual cosa il sindaco Salvemini ha sottolineato che si è trattato di “un evento davvero unico ed irripetibile al netto di retorica”, rimane però il fatto che la Sovrintendenza ha posto in discussione, anche nel merito, l’allestimento scenico della manifestazione».

Si può dire che comunque piazza Duomo non poteva ospitare in assoluto una manifestazione civile?

«Questa affermazione, in astratto, non corrisponde alla realtà storica. Ricordo infatti che si svolse in piazza Duomo un concerto sinfonico con il palco allestito di fronte al seminario. Nel 2001 vi fu l’esposizione di fiammanti Ferrari e di alcuni modelli Fiat 500. Così come l’Aereonautica Militare allestì un’esposizione di aerei nella spontanea scenografia di piazza Duomo. In tutti questi casi le manifestazioni hanno salvaguardato i monumenti della piazza, ed anzi ne hanno usufruito in termini di bellezza, da far conoscere anche all’estero».

Qual è l’importanza di piazza Duomo?

«La peculiarità del luogo, del suo significato urbanistico e religioso, la bellezza della pietra leccese e dei suoi palazzi: la Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta risalente al 1659, il Campanile, l’Episcopio e il Palazzo del Seminario. La piazza, risalente al tempo del Vescovo Gerolamo Guidano, da sempre è stata il fulcro della vita religiosa della città di Lecce. Fu particolarmente valorizzata ai tempi del Vescovo Pappacoda, con la beatificazione di Sant’Oronzo».

Qual è allora il problema?

«L’allestimento della sfilata Dior e la sua scenografia non mi sembra che abbiano rispettato le caratteristiche di piazza Duomo, che è considerata una delle più belle d’Italia. Fare intravedere i monumenti della piazza attraverso le luminarie tipiche delle feste patronali e delle sagre non ha reso giustizia alla piazza. Non è in discussione l’intendimento della Dior di valorizzare la sfilata con accostamenti originali e di naturale ritorno scenografico attraverso anche la contrapposizione delle luminarie della tradizione provinciale di un paese al ritmo della Taranta. L’errore, a mio avviso, è quello di non aver rispettato la naturale scenografia artistica e monumentale della piazza con un diverso allestimento che doveva salvaguardare la prospettiva del luogo e dei suoi monumenti».

C’era però il pericolo che la manifestazione non potesse svolgersi a Lecce.

«Ritengo che la città avrebbe potuto offrire soluzioni alternative proprio nella logica dell’allestimento scenografico prescelto con le luminarie e la cassarmonica. Il luogo più appropriato poteva essere piazza Sant’Oronzo, anche per le sue tradizioni collaudate in termini di arredo e di bande musicali. Eventualmente, ottenendo, con l’occasione, il ritorno sulla colonna abbandonata della statua del santo patrono benedicente».

Vi erano ulteriori soluzioni con valenza urbanistica?

«Si poteva ricorrere a piazza Trecentomila, oggi piazza Mazzini, che fu la sede del Congresso Eucaristico Nazionale, con la partecipazione appunto di trecentomila persone, senza internet e social. Pur nella sua attuale dimensione e non dovendo accogliere trecentomila pellegrini, quella piazza anche per la sua storia identitaria, era degna, ma altresì idonea, a soddisfare le esigenze della Dior con le luminarie e la cassarmonica, proporzionati alle dimensioni della piazza».

Con queste soluzioni però vi sarebbe stata una partecipazione popolare mentre quella organizzata in piazza Duomo è stata blindata, senza l’accesso addirittura dei giornalisti.

«Questo tipo di organizzazione non l’ho proprio capita, mentre con queste diverse location si sarebbe realizzato, addirittura con una migliore visibilità al pari di quella diffusa sui social, anche l’auspicio di Maria Grazia Chiuri, “considerare la sfilata non come evento mondano tout court, ma come prospettiva culturale e quindi non in contrasto con i valori della cultura e dell’ambiente con la partecipazione di tutta la città, studenti in testa”. Così non è stato e non penso che gli spettatori di tutto il mondo, attraverso l’organizzazione prescelta, abbiano potuto conoscere, come è stato anche affermato, “l’essenza intima di Lecce e del Salento”».

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