Lo stress test dello scorso weekend era forse quello più atteso, dall’inizio della pandemia. Più dell’abitudine alla clausura forzata, di fatto recepita in tempi rapidi, faceva paura il liberi tutti (o quasi).
Di fatto, foto e video di assembramenti tanto sulla costa quanto nell’entroterra, non si sono fatti attendere soprattutto sui social.
Oltre alla Rete, la realtà del quotidiano. Con controlli mirati che di fatto fungono da prova generale di ciò che sarà nei prossimi giorni. Si ritorna in questura a inizio settimana, per un nuovo tavolo tecnico interforze.
In un primo bilancio, il questore Andrea Valentino è attendista.
Dottore, tantissima gente in strada. Leccesi promossi o bocciati?
«Facciamo una premessa. Sicuramente eravamo già preparati perché col nuovo decreto e la previsione di apertura di determinate attività aspettavamo un cambiamento se non radicale, concreto. Sabato sera, con mia ordinanza, è stato organizzato un servizio interforze. Ora cercheremo di capire quali sono le modalità migliori per intervenire, stabiliremo delle priorità. A Gallipoli abbiamo denunciato un 38enne di Alezio che durante un controllo per assembramento ha reagito in malo modo e si è avventato contro un poliziotto in servizio minacciandolo di buttarlo giù dai bastioni».
Tra avventori ed esercenti, che tipo di atteggiamento avete riscontrato?
«C’è una risposta positiva da parte dei titolari dei locali, con strumenti e comportamenti adeguati alla riapertura in linea con il DPCM integrato dall’ordinanza del governatore di Puglia. A Lecce il titolare di un’attività è stato sanzionato per inosservanza, in una marina di Nardò siamo intervenuti più volte nei pressi di un locale dove ci segnalavano una considerevole presenza di persone, stiamo verificando tra le altre cose, se avesse le autorizzazioni per fare musica. Gli avventori invece non sempre rispettano le regole, più si abbassa l’età meno rispetto c’è. Il primo servizio di sabato era volto a intervenire e diffidare ma non è stato semplice. Solo a Lecce abbiamo operato su tre itinerari del centro storico, rispettivamente da porta san Biagio, porta Rudiae e piazza Mazzini a piazza Sant’Oronzo con attenzione al convitto Palmieri e piazzetta Santa Chiara».
Giust’appunto. Proprio in quelle zone una donna di Lecce ha denunciato sui social l’aggressione da parte di giovinastri che, sorpresi a mingere sulla sua autovettura, hanno reagito distruggendole il cellulare.
«Lo abbiamo appreso in maniera informale. Abbiamo fatto accertamenti. Non risulta al momento alcuna denuncia né richiesta di intervento. Ecco, questo è un ulteriore invito a denunciare. Non si deve dire che non vale la pena, è una scusante. È ovvio che a fronte di una richiesta si possano dare delle priorità perché le pattuglie sono impegnate su un altro intervento, ciò non giustifica il fatto di non chiamare. Lo dico ai cittadini: chiamateci, o venite a fare la denuncia presso i nostri uffici. Una denuncia non è mai inutile».
Qual è o quale deve essere il rapporto tra autorità di pubblica sicurezza e sindaci? Si lavora insieme, c’è collaborazione?
«I servizi sono stati sempre concordati con polizie locali e quindi indirettamente con sindaci. Nello specifico, col sindaco di Lecce mi confronto sempre, c’è collaborazione quotidiana, lui ha poteri di ordinanza che possono rendere più agevole l’attività delle forze dell’ordine. È accaduto sin dal primo momento e questo è positivo».
Sempre più spesso anche i primi cittadini utilizzano i canali social per parlare all’elettorato, denunciare criticità…in un comune della provincia un sindaco ha annunciato l’accordo con un istituto di vigilanza privato per effettuare controlli anti assembramento. Ma è possibile?
«No. Gli istituti di vigilanza hanno una disciplina precisa, con autorizzazioni dal prefetto e dal questore. Sono deputati a vigilare a pagamento le cose, i beni patrimoniali, non effettuare controlli sulle persone. La cosa migliore sarebbe concordare qualsiasi iniziativa con l’autorità di pubblica sicurezza. Il ricorso a forme di collaborazione con associazioni di volontariato, protezione civile ad esempio, è possibile per disciplinare attività che non comportino controllo alle persone».
Qual è l’attuale equilibrio o disequilibrio tra ragione sentimento?
«Fino a un certo punto si è parlato di paura del virus che portava la gente a stare in casa, in realtà c’erano degli obblighi, dei deterrenti. Tutto era chiuso, non si poteva andare praticamente da nessuna parte. E per uscire occorreva compilare un’autodichiarazione per ragioni di salute, lavoro o necessità. Ora, senza limiti, c’è stato un ritorno alla normalità in alcuni casi esagerato. Distanziamento e divieto di assembramento sono difficili da attuare e rispettare, quando si socializza. Ci sono dei posti che attirano le persone, ovvio che il servizio diventa più complesso. Se si esagera si rischia di tornare indietro. Sensibilizzare è necessario. Abbiamo bisogno della collaborazione da parte dei cittadini».