Sajjad Ahmed è diventato dottore. Ieri pomeriggio, in un’aula del complesso Ecotekne, ha conseguito la laurea in Ingegneria Industriale, discutendo una tesi dal titolo «Experimental Evaluation Method of the Cyclic Curve», svolta nell’ambito del modulo di “Costruzione di Macchine”. Relatore è stato il professor Riccardo Nobile, associato di Progettazione meccanica e costruzione di macchine. Accanto a lui c’era una delle sorelle, anche lei studentessa in Ingegneria all’Università di Tor vergata, e la fidanzata arrivata appositamente dagli Stati Uniti dove sta conseguendo un dottorato. «Sono veramente felice, felice - continua a ripetere il neo dottore poco dopo la proclamazione - non sapevo se questo giorno sarebbe mai arrivato ma alla fine è stato così».
Nato 28 anni fa in Pakistan, Sajjad è riuscito a realizzare il suo sogno: ottenere quel tutolo di studio tanto ambito che lo ha ripagato dei sacrifici e delle difficoltà che la vita gli ha posto davanti troppo presto. Ancora piccolo si trasferisce con la famiglia in Libia, per il lavoro del padre, dove resterà per ben 17 anni. Alle soglie dell’adolescenza inizia a vivere da solo, mentre i genitori e le sorelle rientrano in Pakistan. «Ho dovuto lasciare la scuola e iniziare a lavorare per aiutare la mia famiglia - racconta - e spesso dormivo sui tetti dei cantieri. Avrei fatto qualunque cosa per ricominciare tutto da capo, è stato per questo che mi sono imbarcato clandestinamente per venire in Europa». Una scelta difficile, coraggiosa, che poi si rivelerà la sua salvezza. Come sempre accade in questi casi, il viaggio si rivela rischioso e pieno di insidie, ma alla fine, il 2 ottobre del 2007, Sajjad riesce finalmente ad approdare a Lampedusa sano e salvo.
«Dopo i controlli - continua - con altri minorenni fui destinato a Brindisi e da lì affidato all’Istituto dei Frati Cappuccini ITCA di Lecce. Così è iniziata la mia nuova vita: ho cominciato a lavorare come addetto alla distribuzione di carburante e intanto ho ripreso gli studi, completando le scuole medie e poi le superiori. Ho continuato ad aiutare la mia famiglia, e le mie sorelle a laurearsi. È stato poi grazie ad alcuni amici che frequentavano corsi di dottorato che ho capito di poter investire anche su me stesso, di poter essere protagonista dei miei sogni, e ho deciso di iscrivermi a Ingegneria». Una scelta, a suo dire, dettata da inclinazioni personali ma anche da esperienze vissute. «Mio padre faceva il costruttore - spiega - poi quando ero in Libia ho lavorato nei cantieri per diverse aziende petrolifere. Comunque era il mio sogno fare l’ingegnere. Mi piacciono moltissimo le materie che ho studiato. Se tornassi indietro farei sempre la stessa scelta. Magari, viste le mie inclinazioni, se mi fossi iscritto alla facoltà di Lettere avrei trovato molte più difficoltà». All’inizio è stata dura: Sajjad non conosceva bene l’italiano, e le sue conoscenze scientifiche erano quelle acquisite in una scuola professionale. «Nonostante tutte le difficoltà - continua il 28enne - sono del parere che quando c’è la forza di volontà allora si può fare tutto. I primi anni della mia vita li ho passati a lavorare e studiare, non facevo altro. Anche nei week end, passavo le ore libere sui libri.
Non sapevo neanche che ci fosse l’Ipercoop...». Le persone che il neo dottore vuole ringraziare sono tante, troppe per essere nominate singolarmente. «L’ho scritto nella prima pagina della mia tesi - conclude - sono veramente molte. Ringrazio tantissimo tutti i miei professori, che compatibilmente con le loro disponibilità erano sempre pronti ad aiutarmi. Ad esempio con gli orari di ricevimento studenti, che venivano concordati perchè ero uno studente lavoratore». Il prossimo passo? «Prenderò la laurea magistrale in Ingegneria Gestionale, poi si vedrà». «Il successo di Sajjad Ahmed è per tutti noi docenti del corso di laurea motivo di profonda soddisfazione», commenta il professor Nobile, «Avendo avuto modo di conoscerlo, sono persuaso che questa sarà una tappa, e non certo l’ultima, della sua realizzazione umana e professionale». «La cultura è sempre una potente leva di riscatto personale e sociale», conclude il Rettore Vincenzo Zara, «Al prossimo dottore in Ingegneria i nostri migliori auguri di un futuro che possa corrispondere ai sogni tanto a lungo coltivati».