L’ombra della criminalità sul fenomeno delle plastiche per l’agricoltura gettate impunemente nel Canale Asso, tra Galatone e Nardò. Che ieri, a causa delle piogge battenti, hanno preso a galleggiare e dirigersi verso gli inghiottitoi naturali, recapito finale del torrente. Intanto l’oncologo Giuseppe Serravezza lancia l’allarme: “nemmeno nei paesi in via di sviluppo succedono queste cose”. A cinque giorni dallo scarico abusivo di decine di balle di plastica nera nel letto del torrente, i volontari di due associazioni ambientaliste hanno atteso soluzioni, fino all’imbrunire, sia sabato che domenica. Due sit-in sotto la pioggia che non hanno sortito effetti che, forse, arriveranno solo mercoledì. Il rischio è che, nel frattempo, la piena spazzi via tutto. Gli ambientalisti chiedevano che tutti gli enti interessati si mettessero all’opera per il recupero di circa quattro tonnellate di plastica nera (teloni per le colture orticole) che rischiano di essere trasportate fino alla vora Manieri dove confluiscono le acque piovane raccolte durante un percorso.
Ma nessuno, fino all’imbrunire, si è presentato sul posto. Cosi Maria Teresa Corsi di “Verdi, Ambiente e Società”, e Luigi Migliaccio di “Galatonesi a raccolta – Pulito è più bello” hanno chiamato la prefettura, cioè l’ufficio locale del Governo, per ottenere un intervento che vada oltre i campanili o le singole competenze. Intanto la Forestale, i due Comuni con relative polizie locali, la Protezione civile, il Consorzio dell’Arneo e persino il senatore Guido Pollice sono stati avvisati. “Nessuno potrà dire di non aver saputo – dice Corsi – e speriamo non accada niente con il nubifragio in arrivo”.
Intanto c’è il timore che delinquenti senza scrupoli si preoccupino di ritirare le plastiche dagli agricoltori in cambio di modesti compensi. Per poi gettarle dove capita. Il dottore Serravezza mette in guardia: “Si prova solo tristezza – dice il medico – nel constatare che persone senza scrupoli attentano alla salute di tutti, anche dei propri figli e nipoti. In questo caso vediamo il pericolo imminente, quello dell’esondazione del canale, ma esiste anche quello più subdolo: le plastiche sono state spruzzate con prodotti chimici e pesticidi ed ora vengono “lavate” nell’acqua, con tutto ciò che comporta. Terreni e falda vengono contaminati da veleni che poi finiscono nella catena alimentare attraverso le coltivazioni. Si tratta di una situazione di una gravità inaudita. Alle istituzioni l’appello perché trovino un modo intelligente per favorire e controllare lo smaltimento da parte degli utilizzatori».