LECCE - «Persone diligenti ed espertissime nel loro lavoro, quanto accaduto potrebbe essere solo una tragica fatalità».
È unanime il cordoglio della categoria dei pirotecnici salentini, che ieri mattina si sono radunati con una rappresentanza davanti ai cancelli dell’azienda di Arnesano dove è accaduta la tragedia (ne riferiamo a parte), stringendosi coralmente al dolore dei fratelli Dario e Giuseppe Cosma, i titolari dell’impresa che costruisce fuochi d’artificio.
«In questa azienda - spiega Vincenzo Martella, rappresentante regionale del Sinop (il Sindacato italiano nazionale degli operatori pirotecnici) - tutto il personale operante, dai titolari ai dipendenti, hanno sempre lavorato in maniera impeccabile. Tutte - rimarca - sono persone scrupolose, pignole e meticolose che hanno sempre prestato la massima attenzione ad ogni minimo particolare sia durante la fase della preparazione che in quella dell’allestimento degli spettacoli. Sono ragazzi che hanno sempre colorato le nostre feste e che ora vivono una grandissima tragedia e accanto ai quali ci stringiamo tutti manifestando la piena solidarietà della categoria».
Su cosa sia potuto accadere è ancora presto dirlo, visto che ci sono le indagini della magistratura inquirente, appena avviate sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone che, ieri mattina, ha effettuato un sopralluogo nella fabbrica di fuochi pirotecnici saltata in aria dopo la deflagrazione.
«In questi casi non ci sono spiegazioni - commenta ancora il rappresentante sindacale - gli unici a poterne riferire possono essere solo gli addetti che sono rimasti coinvolti. Quando una persona viene investita dalla deflagrazione, viene ferita non solo sulla superficie esterna del corpo ma anche negli organi interni, perché la temperatura arriva a toccare i duemila gradi centigradi, quindi proprio chi si trova vicino assorbe tutto il calore emanato».
«Poichè parliamo di un’azienda - aggiunge - dove si è sempre usata la massima attenzione nelle fasi preparatorie, siamo portati a credere che si sia trattato non di una distrazione ma di una pura fatalità. Ci può essere stata anche un’autocombustione imprevista - ipotizza Martella - che in casi rarissimi ed eccezionali può accadere. Difficilmente una perizia potrà stabilirlo perché, purtroppo, con una detonazione di questa portata non restano quasi prove perché tutto viene disintegrato». Poi aggiunge: «Non si tratta di un incendio in cui è possibile, nella maggior parte dei casi, risalire all’origine e al punto di innesco».
Il rispetto delle misure di sicurezza, per chi è del mestiere e agisce come in questo caso nella piena legalità, è un mantra quotidiano.
«Ognuno di noi per poter esercitare questa professione deve conseguire uno specifico patentino - illustra Martella - così come deve rispettare rigorosamente la normativa e seguire alla lettera il certificato di prevenzione incendi. Non esistono prove, ma la preparazione delle miscele è una tecnica che si tramanda da padre in figlio, di generazione in generazione, con l’unico scopo di rallegrare e colorare le feste. Oggi – conclude il rappresentante Sinop - viviamo tutti un dolore immenso».