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Lecce, una nuova tecnica per difendere il cuore

Lecce, una nuova tecnica per difendere il cuore

 
Giuseppe Martella

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Giuseppe Martella

L'equipe di cardiologia interventista del Fazzi

L'equipe di cardiologia interventista del Fazzi

Con un sistema a onde d’urto, utilizzato per la prima volta nel Sud Italia dall’Unità operativa di Cardiologia interventistica del «Vito Fazzi», sono state demolite le placche coronariche e rimesso un cuore in salute

Lunedì 25 Giugno 2018, 09:23

LECCE - «Shockwave». Questo il nome della tecnica innovativa, che letteralmente significa sistema a onde d’urto, utilizzata per la prima volta nel Sud Italia dall’Unità operativa di Cardiologia interventistica del «Vito Fazzi».

Una metodica d’eccellenza utile a demolire le placche coronariche e a rimettere il cuore in salute applicata nei giorni scorsi su una paziente di 78 anni, reduce da una recente angina da sforzo e con molteplici fattori di rischio cardiovascolare. Dopo che l’esame coronografico aveva messo in evidenza una stenosi critica, il restringimento dell’arteria coronaria, l’equipe di Cardiologia interventistica diretta dal dottor Giuseppe Colonna, ha deciso di applicare «Shockwave», presentata al mono scientifico a Parigi nel corso del congresso Pcr di fine maggio scorso.

L’anziana donna è stata sottoposta a trattamento percutaneo, una procedura mini-invasiva che evita l’intervento chirurgico, con l’esecuzione della tecnica «Shockwave» seguita da un’angioplastica tradizionale che ha permesso l’impianto di stent multipli, particolari tubicini usati per riparare le arterie ostruite o indebolite. L’utilizzo di questa tecnica innovativa ha permesso di rimodellare la lesione calcifica e di trattarla poi in maniera agevole con l’angioplastica di routine.

Ottimo il risultato finale. «”Shockwave” sfrutta il principio della litorissia – sottolinea il direttore dell’Unità operativa di Cardiologia interventistica del “Fazzi”, Giuseppe Colonna - già ampiamente utilizzato in Urologia per il trattamento della calcolosi renale, e permette di trattare con semplicità e sicurezza le lesioni coronariche maggiormente calcifiche. Si tratta di placche molto dure, difficilmente dilatabili con i comuni palloni di angioplastica e con gli stent». Le piastre coronariche richiedevano, sino all’avvento della nuova tecnica utilizzata dall’equipe medica leccese, metodiche cruente e aggressive come il «Rotablator», una fresa che polverizza la placca aumentando, però, il rischio per il paziente.

«La nuova metodica promette di rivoluzionare il trattamento delle lesioni coronariche grazie al sistema per litotrissia intravascolare coronarica. Si tratta – continua il dottor Giuseppe Colonna - di un catetere a palloncino, dotato di emettitori e di un generatore che viene utilizzato per attivare, tramite un pulsante, i cicli di litotrissia e quindi l’emissione delle onde d’urto, quali triturano le placche che ostruiscono l’arteria».

«Con questa recente metodica la Cardiologia interventistica del “Fazzi” – conclude il responsabile dell’equipe, Giuseppe Colonna - si appropria di un’ulteriore innovazione tecnologica, incrementando le potenzialità di trattamento interventistico sulle lesioni più complesse e ponendosi alla pari dei centri italiani di eccellenza».

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