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Il disastro del Vajont nel ’63. Nasce il Pd, Veltroni segretario

Il disastro del Vajont nel ’63. Nasce il Pd, Veltroni segretario

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

Il disastro del Vajont nel ’63. Nasce il Pd, Veltroni segretario

Sedici anni fa, invece, muoveva i suoi primi passi il Partito democratico, sorto dalla fusione tra i Democratici di sinistra, la Margherita e altre formazioni minori

Sabato 14 Ottobre 2023, 09:51

Le lacrime del presidente della Repubblica Segni in prima pagina su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 14 ottobre 1963. È accaduto durante la visita ai superstiti del disastro che pochi giorni prima si è abbattuto nella valle del torrente Vajont, al confine tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Tra il 1957 e il 1963 la morfologia di quel territorio era stata profondamente modificata dalla costruzione di una imponente diga a doppio arco. Un’enorme frana, ben 260 milioni di metri cubi di terra, si abbatte la sera del 9 ottobre 1963 nel neo-bacino idroelettrico artificiale dal soprastante pendio del Monte Toc: la conseguente tracimazione dell’acqua provoca l’inondazione e la distruzione di diversi abitati tra cui Longaron. Muoiono mille e 917 persone, di cui 487 bambini e ragazzi con meno di 15 anni.

«La più alta diga ad arco del mondo, una delle realizzazioni più ardite della tecnica idraulica, è stata anche strumento di uno dei più grandi disastri che si ricordino, certamente il più grande nella storia delle dighe», si legge sul quotidiano il giorno dopo la tragedia. La catastrofe poteva essere evitata? È la tragica domanda che in quei giorni si pongono tutti: da tempo, a più riprese, da uno e dall’altro dei due versanti dei monti che concorrono con la diga a formare il lago, sono caduti macigni, altre volte su l’una e l’altra pendice si sono verificati smottamenti. Le popolazioni, insomma, erano allarmate, ma questo purtroppo non è bastato per evitare il disastro. «Segni ha pianto alla vista dell’ agghiacciante deserto di Longarone» si legge sul quotidiano in edicola sessant’anni fa. «L’elicottero che a Treviso aveva preso a bordo il Presidente della Repubblica, superata l’ansa del Piave, ha rivelato all’improvviso a Segni il desolante spettacolo dell’assolata pietraia, della melmosa palude che hanno cancellato la verde valle, il ridente centro di Longarone e hanno inghiottito la popolazione». La «Gazzetta» ha aperto una sottoscrizione per aiutare i superstiti della catastrofe, che ha superato i 2 milioni di donazioni: «Molti sono venuti a versare le offerte nei nostri uffici di Amministrazione, aperti nonostante la giornata festiva. È stato un afflusso continuo di gente che ha sacrificato volentieri qualche ora del suo riposo domenicale per compiere un dovere di umana solidarietà verso coloro che hanno visto scomparire tutto ciò che avevano, sotto l’impeto tumultuoso delle acque». Pochi giorni dopo, funzionari del Ministero dei lavori pubblici e alcuni dirigenti della Sade, Società adriatica di elettricità, che si era occupata della progettazione della diga del Vajont, vengono messi in stato d’accusa della magistratura. Il processo si concluderà nel 1972 con la condanna del dirigente della Sade Alberico Biadene, il quale sconterà un anno e 6 mesi di reclusione, e dell’ispettore del Genio Civile, Francesco Sensidoni.

Sedici anni fa, invece, muoveva i suoi primi passi il Partito democratico, sorto dalla fusione tra i Democratici di sinistra, la Margherita e altre formazioni minori. «Pd, affluenza record. Veltroni trionfa», si legge sul quotidiano il 15 ottobre 2007. «Sono oltre tre milioni i cittadini che hanno partecipato alle primarie del Pd. È quanto emerge dalle prime proiezioni svolte sulla base dei 1.577 seggi campione. Sulla base della prima proiezione Walter Veltroni è al 74,6,2%, Rosy Bindi al 14,1,6%, Enrico Letta all’11,2», è annunciato in prima pagina. Il presidente del Consiglio Romano Prodi esulta: «Il cammino iniziato 12 anni fa adesso è compiuto. Il sogno dell’Ulivo si è realizzato. Il Pd nasce con un’enorme forza popolare: ci avviciniamo verso una sintesi di enorme successo». Afflusso alle urne oltre le aspettative nei 451 gazebo allestiti in tutta la Puglia: il ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha votato in piazza del Ferrarese a Bari. «È stata una giornata storica, perché è la prima volta che un partito viene fondato direttamente dal popolo e non da un gruppo di intellettuali o politicanti», afferma Michele Emiliano, sindaco del capoluogo pugliese da tre anni. «È importante, simbolicamente, che la nuova compagine politica nasca per strada», continua con fierezza il primo cittadino, che alla sua carica istituzionale aggiungerà, non senza polemiche, anche quella di segretario regionale del Pd, eletto con più del 90% dei consensi.

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