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I giorni «caldi» del Referendum, l’Italia diventa una Repubblica

I giorni «caldi» del Referendum, l’Italia diventa una Repubblica

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

I giorni «caldi» del Referendum, l’Italia diventa una Repubblica

Sabato 03 Giugno 2023, 14:34

«Tutta l’Italia ha votato nell’ordine e nella calma più assoluta». È il 3 giugno 1946 e in un paese devastato dalla guerra e dalla miseria, ma con una forte esigenza di democrazia, circa 25 milioni di italiani hanno scelto la forma istituzionale e i componenti dell’Assemblea Costituente: si tratta delle prime elezioni dopo più di venti anni di regime fascista (tre mesi prima, nel marzo ‘46, in diversi comuni del Paese hanno avuto già luogo le amministrative). Iniziato il giorno prima, il voto continua, nei Comuni più grandi, anche il 3 fino a mezzogiorno.

Su «La Gazzetta del Mezzogiorno» si legge: «Il giorno tanto atteso delle elezioni politiche e del referendum istituzionale è ieri finalmente giunto. Preparato da un mese di nutrita campagna elettorale, fatta di comizi, di trasmissioni radiofoniche, di scritte murali, di manifesti e di ogni altro mezzo che servisse a polarizzare l’attenzione dei cittadini sui programmi e sugli uomini della nostra vita politica, il 2 giugno è arrivato. Il bombardamento dei discorsi elettorali non mancava di produrre i suoi effetti, gettando nelle coscienze dei cittadini i germi della discussione appassionata, vivace, contrastante, ma sempre lieta di manifestarsi nel rinnovato clima della libertà democratica». Umberto II, diventato sovrano soltanto tre settimane prima in seguito all’abdicazione del padre Vittorio Emanuele III, ha compiuto un ultimo, disperato tentativo di conquistare voti a favore della monarchia. Il direttore responsabile De Secly ha invitato i suoi lettori a non rinunciare, per nessun motivo, al diritto di voto: «L’elettore rappresenta, nel momento in cui depone la scheda nell’urna, tutta l’Italia; è l’esempio vivente del metodo democratico che si realizza: il suo valore è incalcolabile perché quel voto determinerà l’avvenire del Paese nella vita interna e internazionale. Giammai bisognerà rinunciare ad esprimere la propria opinione: il fascismo, la dittatura, la guerra disastrosa sono stati il frutto di questa rinuncia». Si registra una grande partecipazione popolare in quasi tutto il Paese: l’89% degli aventi diritto al voto esprimerà la propria preferenza. A Roma si è recata alle urne anche la Regina Maria José, consorte di Umberto II: «Discesa dall’automobile ad una certa distanza dalla sede della sezione dinanzi alla quale sostavano molti elettori, si è posta in coda alla fila, ma subito riconosciuta, le è stato fatto largo dalla folla che l’ha calorosamente applaudita. Entrata nella sala della votazione, la Sovrana ha accettato dal Presidente solo la scheda per le elezioni della Costituente, rifiutando quella del referendum», racconta sulla «Gazzetta» il corrispondente dalla capitale. Anche in Puglia si è registrata una notevole affluenza ai seggi: «A Bari molti locali non si prestavano ieri allo scopo. Ne è derivato un intasamento ed un affollamento che hanno un po’ stancato l’attesa degli elettori». Le elezioni, ad ogni modo, si sono svolte quasi totalmente senza disordini.

Il 4 giugno la «Gazzetta» pubblica i primi risultati parziali delle elezioni alla Costituente, «forniti di ora in ora ai giornalisti dal Ministero dell’Interno in base ai telegrammi che man mano giungono alle Prefetture». Arrivano alcuni dati anche dalla Basilicata: «Le elezioni a Matera hanno segnato una notevole affluenza alle urne. Si calcola più dell’80% il numero dei votanti». L’annuncio ufficiale e definitivo della vittoria della Repubblica comparirà sul quotidiano soltanto due giorni dopo: consistente sarà, in Puglia, così come in tutto il Mezzogiorno, la prevalenza dei voti a favore della monarchia. Vi saranno, tuttavia, delle significative eccezioni. Le percentuali più alte a favore della Repubblica si registreranno nelle zone con una forte tradizione socialista: nella provincia di Taranto, per la sua componente operaia legata all’Arsenale militare marittimo e al Cantiere navale, ma soprattutto nelle campagne della Capitanata. Cerignola e Orsara di Puglia, comuni tradizionalmente legati alla storia delle lotte bracciantili, rispettivamente con il 60 e il 76% dei voti, contribuiranno fortemente alla definitiva vittoria della Repubblica nel nostro Paese.

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