«Washington annuncia: la pace è in pericolo»: sessant’anni fa una nuova guerra mondiale sembrava essere drammaticamente imminente. «Abbiamo prove inconfutabili che i sovietici stanno costruendo nei Caraibi basi per missili che possono raggiungere il cuore degli Usa» si legge su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 23 ottobre 1962.
Dalla fine del secondo conflitto mondiale, a causa della dura contrapposizione tra Stati Uniti e Unione sovietica, il mondo è nettamente diviso in due blocchi. Negli anni Cinquanta è iniziata, inoltre, una corsa agli armamenti nucleari da parte delle grandi potenze. L’Unione sovietica di Kruscev decide di installare in gran segreto sull’isola di Cuba, retta da un regime socialista dal 1959, missili a testata nucleare, che costituiscono una grave minaccia per la sicurezza del territorio americano. Attraverso voli di ricognizione compiuti da U-2 americani, gli Stati Uniti scoprono le navi russe in direzione Caraibi con i missili a bordo.
Il 16 ottobre 1962, quindi, si è costituisce un Comitato esecutivo del Consiglio di sicurezza nazionale che opera in segreto fino alla sera del 22 ottobre. Scoppia, così, la crisi missilistica: è John Fitzgerald Kennedy ad affrontarla e a informare il mondo intero con un discorso alla nazione diffuso da tutte le reti radiotelevisive.
Leggiamo sulla «Gazzetta»: «Il presidente Kennedy ha annunciato questa sera che gli Stati Uniti iniziano l’applicazione di una rigida quarantena su tutto l’equipaggiamento militare offensivo in via di spedizione a Cuba al fine di bloccare un apprestamento offensivo comunista». Kennedy, quindi, intima a Mosca di ritirare i missili, allerta le forze nucleari americane e ordina il blocco navale intorno all’isola caraibica per impedire lo sbarco di altre armi. Kennedy parla di una «esplicita minaccia alla pace e alla sicurezza di tutti gli americani» lanciata dall’Unione Sovietica e nel suo appello prospetta la possibilità, concreta, di un vero e proprio conflitto nucleare: «Non rischieremo prematuramente e senza necessità una guerra nucleare mondiale dopo di cui anche i frutti della vittoria sarebbero cenere sparsa sui nostri cadaveri; ma nemmeno indietreggeremo di fronte a un tale rischio».
Dopo il discorso del Presidente Usa, grazie all’intervento della diplomazia internazionale, le navi sovietiche in viaggio per Cuba invertono la rotta e Mosca accetta di smantellare le basi missilistiche in cambio dell’impegno americano a non invadere l’isola e del ritiro dei missili installati nelle basi Nato in Turchia e in Italia. Il mondo, nel frattempo, è rimasto col fiato sospeso per diversi giorni.