«La guerra di Genova» è il titolo in prima pagina su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 22 luglio 2001. «293 feriti, città offesa»: nel capoluogo ligure si sta tenendo il G8. Due giorni prima le manifestazioni dei no-global sono culminate nella morte di un ragazzo, Carlo Giuliani. Non solo la città ma l’intero Paese appaiono sconvolti. «Violenti scontri lungo il percorso del corteo (300mila partecipanti) degli anti-global. A provocare gli incidenti gli anarchici del Black Block. Il bilancio è di 293 feriti, molti uomini delle forze dell’ordine, e oltre 70 arresti. Devastati negozi e banche, auto e cassonetti incendiati».
L’inviato della «Gazzetta» Stefano Boccardi racconta un’altra storia, quella che poi si rivelerà la più autentica. Raccoglie le voci di ragazzi baresi, di sacerdoti, di volontari: «Ci hanno lanciato addosso i black block. E poi ci hanno attaccato con i lacrimogeni. Dal basso. Dall’alto. Da tutte le parti. Noi eravamo al centro del corteo. E loro, i poliziotti, hanno fatto di tutto per non farci arrivare in piazza Giacomo Ferraris: ora non ho alcun dubbio. L’ho visto con i miei occhi. Sono stati proprio i poliziotti a permettere che i cosiddetti anarchici devastassero tutto. Potevano fermarli tranquillamente. È assurdo. Ci hanno trattato come bestie. A noi che eravamo a mani nude, mentre i “neri” continuavano indisturbati a spaccare tutto». Margherita Ciervo – ecologista non violenta, portavoce del GSF pugliese – piange come una bambina. Appare sconvolto anche don Angelo Cassano, parroco della chiesa San Giovanni Bosco al quartiere San Paolo di Bari. «Sono angosciato. Ci hanno riempiti di botte e lacrimogeni. Prima e dopo la manifestazione. Eravamo attaccati da tutte le parti. Dai black block e dai poliziotti». Don Angelo non ha dubbi: «I poliziotti volevano solo menare. E si sono serviti abilmente degli anarchici». Boccardi annota: «Doveva essere ed in parte è stata una manifestazione pacifica. Organizzata perfettamente solo in prima linea: quel corteo doveva essere controllato anche in coda. Ma ciononostante è arrivato a destinazione. Sul palco di piazza Ferraris si sono alternati i leader internazionali del movimento no-global. “Una vittoria” l’hanno definita tutti, ma – va detto – una vittoria amara, pagata col sangue di Carlo Giuliani e con le ferite di tanti giovani, venuti a Genova, forse un po’ ingenuamente, solo per protestare pacificamente».
Solo dopo settimane verranno alla luce le altre violenze compiute dalla polizia nei confronti dei manifestanti, il sangue versato nella scuola Diaz: le forze dell’ordine della democratica Italia, a Genova, hanno mostrato un altro volto. Era il luglio di ventuno anni fa.















