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L’Italia si «infiamma» il saluto all’eroe Toti tra proiettili e bombe

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

L’Italia si «infiamma» il saluto all’eroe Toti tra proiettili e bombe

Mercoledì 25 Maggio 2022, 10:15

Cento anni fa si tenevano a Roma i funerali dell’eroe di guerra Enrico Toti. Il «Corriere delle Puglie» del 25 maggio 1922 dedica la sua prima pagina alla cronaca dei «gravi e sanguinosi incidenti» che hanno funestato la solenne cerimonia.

Nato a Roma nel 1882, Toti decide di entrare in Marina: costretto a tornare alla vita civile, diventa ferroviere e nel 1908 perde la gamba sinistra in un incidente mentre manovra due locomotive. Non si perde d’animo: dopo alcuni viaggi spericolati, allo scoppio del Primo conflitto mondiale, si arruola come «volontario civile». Nonostante le sue condizioni fisiche, è accettato come effettivo nel III Battaglione Bersaglieri Ciclisti: il 6 agosto 1916 muore in combattimento, secondo la leggenda, dopo aver scagliato la sua stampella contro gli austriaci che lo hanno ferito. Diventato un’icona della propaganda di guerra, è insignito della medaglia d’oro al valor militare.

La figura di Toti viene ben presto strumentalizzata dai nazionalisti e poi dai fascisti: incarna perfettamente il «mutilato combattente». Il 24 maggio del 1922 si decide di tumulare ufficialmente i resti del bersagliere romano nel cimitero del Verano, alla presenza delle più alte cariche del Regno. I primi disordini si verificano già in piazza Venezia, ma è quando il corteo attraversa il quartiere popolare di San Lorenzo che avvengono gli scontri. Si legge sul Corriere: «Fascisti e nazionalisti si muovono a squadre per la via Tiburtina. Ad un tratto, quasi dinanzi ad un ufficio di Pubblica Sicurezza, si ode echeggiare un vicinissimo colpo di rivoltella. Chi ha sparato non si può dire in questo momento di confusione. I presenti, però, escludono che si tratti di una provocazione partita dai fascisti. Al colpo di rivoltella, i giovani in camicia nera rispondono con grido “a noi!”. La folla che si avvia anch’essa tranquilla, verso la città, fugge lanciando grida. Dalle finestre vengono tirati contro i fascisti vari colpi di rivoltella e viene anche gettata una bomba».

Il quartiere di San Lorenzo è in pieno subbuglio, intervengono le autorità, ma la folla scappa terrorizzata e il fuoco sembra non finire mai. Ancora non si conosce il numero esatto dei morti e dei feriti, ma per la Questura non c’è dubbio: i nazionalisti, inermi, sono stati provocati dai membri del Circolo Ferrovieri. Mancano cinque mesi alla Marcia su Roma (28 ottobre 1922), ma il clima è già estremamente teso in tutto il Paese: i fascisti stanno preparando il terreno per la definitiva e violenta presa del potere.

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