Sulla Gazzetta del Mezzogiorno le notizie principali riguardano l’avanzata delle truppe alleate sul fronte italiano. Per una parte del Paese la guerra dura, ormai, da quasi cinque anni: dopo la caduta del fascismo e l’armistizio siglato con gli angloamericani nel ‘43, l’Italia è, infatti, divisa in due. Gli ex alleati tedeschi si sono trasformati in forza di occupazione in tutto il centro-nord; il re e Badoglio, invece, rifugiatisi a Brindisi, hanno dato vita al «Regno del Sud», con il controllo degli Alleati, e si sono ricostituiti partiti antifascisti. Con la graduale liberazione del Paese dall’occupazione tedesca, il Governo si sposta prima a Salerno nel febbraio 1944, poi a Roma nel luglio dello stesso anno. Mussolini, nell’Italia occupata, ha fondato la Repubblica Sociale Italiana, un governo collaborazionista, appoggiato da Hitler, per contrastare Alleati e partigiani, i quali si sono organizzati militarmente in brigate nelle valli montane e nelle città in Gruppi di Azione Patriottici: è, ormai, guerra civile.
Gli antifascisti, i Patrioti, come comunemente sono chiamati, vivono in clandestinità e spesso sono vittime di delazioni, rastrellamenti, deportazioni, fucilazioni: anche la popolazione civile che li appoggia subisce violente rappresaglie da parte dei nazifascisti. L’inverno 1944-’45 è stato particolarmente duro per le forze alleate e per i gruppi partigiani: la violenza feroce dei nazisti ha indotto il comando supremo anglo-americano a rinviare l’offensiva finale. Il momento giusto arriva nei primi giorni di aprile, quando il maresciallo Kesselring, capo delle forze tedesche in Italia, è stato richiamato in Germania. Gli Alleati, dunque, passano all’attacco sul fronte adriatico e tirrenico: i gruppi di combattimento dell’esercito italiano sono pronti a intervenire con loro. È il generale Mark Clark, si legge sulla Gazzetta, ad annunciare che reparti della V Armata, agli ordini di Truscott, stanno per irrompere in Val Padana: la liberazione di Bologna, per concorde parere degli alti ufficiali alleati, può ritenersi imminente.
Un trafiletto è dedicato alle parole di Ivanoe Bonomi, presidente del Consiglio di un Paese non ancora completamente liberato: egli ha annunciato di avere piena fiducia nella politica unitaria del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia e nelle Forze volontarie della Libertà, «che degnamente assolvono i compiti ad esse affidati dai rappresentanti del governo nazionale nell’Italia occupata». La prossima liberazione del territorio nazionale avverrà, per Bonomi, «nella concordia degli animi e nell’atmosfera della restaurata democrazia».