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A Bari lo sport sogna il velodromo

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

A Bari lo sport sogna il velodromo

2 marzo 1922

Solo tre anni dopo nascerà il Campo degli sport, nel quartiere Carrassi vicino al carcere giudiziario

Mercoledì 02 Marzo 2022, 15:01

L’on. Facta risolve la nuova crisi 

Luigi Facta non si fa intimorire dalla prima crisi scoppiata nel suo governo dopo appena 24 ore dall’insediamento. Il terremoto provocato dalle dimissioni dell’on. Colonna di Cesarò è risolto, si legge sulla prima pagina del «Corriere delle Puglie» del 2 marzo 1922, con l’assunzione da parte dello stesso Facta del Ministero delle Poste e telegrafi. Il governo va avanti: quel che è certo, noi lo sappiamo, è che non durerà quanto sperato…

Il velodromo a Bari

Finalmente sembra avverarsi il sogno degli amanti dello sport: presto anche Bari avrà il suo velodromo. Non solo ciclismo e motociclismo, ma altri «giuochi ginnastici oggi in auge», tra cui naturalmente il «gioco del calcio, che ha un valore così intensamente educativo non solo fisicamente, ma anche moralmente per la gioventù». Il cronista del «Corriere» si dilunga nei dettagli progettuali: un edificio di forma rettangolare, costituito da «un vasto prato di 100 m per 50 dove potranno trovare luogo occasionalmente anche il basket-ball, il cricket, la pelota, il tennis», una pista per le corse dei cavalli, tribune in cemento armato e servizi accessori. Serve solo che l’Amministrazione comunale conceda il suolo richiesto per questo velodromo, che riproduce le caratteristiche di «quello del Sempione di Milano». Nascerà, solo tre anni dopo, il Campo degli sport, nel quartiere Carrassi nei pressi del carcere giudiziario. Un vero e proprio stadio, invece, verrà progettato quando la squadra di calcio locale verrà promossa in divisione nazionale: lo Stadio della Vittoria, nei pressi della nuova Fiera del Levante, sarà inaugurato nel 1934.

Nel Campo rosso. Polemiche e querele

«Il Corriere delle Puglie» segue con curiosità gli scontri in area socialista e comunista. Il capo della Camera confederale del Lavoro di Bari, Leonardo Mesto, sarebbe vittima di diffamazioni da parte di alcuni esponenti politici e sindacali: Filippo D’Agostino, il primo segretario della sezione barese del Partito comunista d’Italia, lo avrebbe attaccato sul settimanale «Puglia rossa», Pasquale Gerico, invece, lo avrebbe accusato su «Sindacato rosso» di aver favorito a danno di Arturo Vella, alle elezioni del 1921, la candidatura di Giuseppe Di Vagno, crudelmente ucciso circa sei mesi prima a Mola di Bari. D’Agostino sarà arrestato nell’agosto dello stesso anno dopo aver preso parte, al fianco di Giuseppe Di Vittorio, alla difesa della Camera del lavoro di Bari contro l’assalto fascista.

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