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La crisi è ormai senza precedenti

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

La crisi è ormai senza precedenti

Mercoledì 23 Febbraio 2022, 09:55

Lunghe e travagliate si prospettano le consultazioni per la formazione del nuovo governo, dopo le dimissioni rassegnate dal presidente del Consiglio Bonomi il 18 febbraio 1922. Convocati a colloquio dal Re, l’on. Enrico De Nicola, che nel 1946 sarà il primo Presidente della Repubblica italiana, e Vittorio Emanuele Orlando, già a capo dei Ministri dopo la disfatta di Caporetto nel 1917, declinano l’invito a dar vita a un governo presieduto da Giolitti. A sua volta Luigi Facta, liberale vicinissimo a Giolitti, rifiuta di formare il governo insieme a De Nicola e Orlando. La crisi - commenta il Direttore nell’articolo di fondo – per le sue caratteristiche peculiari, per le sue inattese complicazioni e per le sue vaste ripercussioni, all’interno e all’estero, non ha precedenti nel nostro paese, anche perché essa non è che l’episodio culminante della più vasta crisi che, dopo la guerra, attanaglia la nostra nazione e minaccia di sconquassarla».

Le nuove vie del teatro «Nessuna forma di arte segue così dappresso la evoluzione sociale quanto il Teatro»: così cento anni fa inizia il suo elzeviro in terza pagina Hrand Nazariantz, il poeta armeno esule in Puglia dal 1913. Studioso ed esperto di lingua e letteratura italiana, nonché francese ed inglese, Nazariantz compie sulle colonne del «Corriere» un excursus sulle varie forme del teatro partendo dall’antica Grecia, attraversando Shakespeare e Goethe, per approdare ai contemporanei Maeterlinck e Claudel, di cui si dice profondo ammiratore. Articolata era stata e sarà l’attività dell’intellettuale stabilitosi Bari: basti ricordare il sostegno ai profughi scampati al genocidio armeno, la creazione del villaggio «Nor Arax» e le collaborazioni con il nostro quotidiano, con la casa editrice Laterza e, in seguito, con Radio Bari.

A Santeramo sfuma una grossa eredità destinata ai poveri Un mistero avvolge l’esecuzione del testamento del dottor Giuseppe Simone, illustre medico nato a Santeramo, che nella sua città svolse per tutta la vita la sua professione. Filantropo a fatti e non a sterili parole, venuto a mancare nel dicembre 1921, lascia in eredità il suo intero patrimonio alla Congregazione di Carità. Vuota, però, si scopre essere adesso la cassaforte del defunto, così come le cassette di sicurezza presso il Credito Italiano di Bari. Il Procuratore del Re apre subito un’indagine. «Sull’ulteriore corso dell’inchiesta e sulle risultanze della stessa non mancheremo di informare i nostri lettori».

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