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Ancora nessun accordo fra Follini e Berlusconi

Ancora nessun accordo fra Follini e Berlusconi

 

Mercoledì 14 Luglio 2004, 23:11

02 Febbraio 2016, 19:02

ROMA - Né rottura ma nemmeno accordo. L'ipotesi di passare all'appoggio esterno sembra allontanarsi, tuttavia nell'Udc si continua ad attendere che sia il premier ad avanzare entro il Consiglio Nazionale di venerdì una proposta seria e organica per uscire dall'empasse. A maggior ragione ora che si fa sempre più stringente il pressing sul segretario Follini perché accetti di far parte del governo.
Anche dopo l'attesissimo dibattito parlamentare sulle dimissioni di Tremonti, il partito di Follini resta su una posizione di attesa che però, come ha sottolineato lo stesso leader del partito in aula alla Camera, non va scambiata per arrendevolezza.
I centristi, dopo aver avvertito per giorni che stanno facendo sul serio, oggi ne hanno dato una dimostrazione alla prima occasione utile, quella del voto sulla propria mozione contro l'attuale Cda Rai.
Dell'argomento s'era parlato già al vertice conclusivo della no-stop a Palazzo Chigi, quando Follini, nonostante le pressioni degli alleati, aveva chiarito che non avrebbe ceduto di un millimetro. E così è puntualmente accaduto. Questo voto, di scarso rilievo concreto, ma di grande valenza politica, è stato un segnale chiarissimo, soprattutto in una giornata che vedeva il premier spiegare in Parlamento come si era arrivati alle dimissioni del ministro Tremonti e come ritiene di poter proseguire. La stoccata dell'Udc è arrivata esattamente tra il dibattito al Senato e quello alla Camera.
Nel suo intervento in aula, Follini da un lato ha apprezzato le aperture del premier, come sulla proporzionale, dall'altro ha ribadito uno per uno tutti i temi da lui posti al centro della verifica, assicurando di non volerne sacrificare nemmeno uno. «Noi abbiamo chiesto - ha ricordato - una riforma federalista più equilibrata, fortemente equilibrata, una legge elettorale proporzionale, un sistema dell'informazione meno segnato dalla faziosità e dagli interessi. Sono argomenti sui quali insistiamo e insisteremo. Argomenti sui quali cercheremo di convincere i nostri alleati e il Parlamento, sui quali ascolteremo le ragioni degli altri, ma terremo ben ferme le ragioni dell'Udc e della sua tradizione politica e istituzionale. Su questi punti saremo tenaci, e credo che nessuno possa fare affidamento sulla nostra cedevolezza».
Un modo cortese ma chiaro per dire che, al di là delle soluzioni che verranno prospettate, l'Udc continuerà a esercitare quel «diritto di pungolo», come l'ha chiamato Follini, anche in futuro.
Gli apprezzamenti di Berlusconi, che ha definito «costruttivo» il discorso di Follini, devono essere stati apprezzati dai centristi, sebbene non siano queste le risposte che l'Udc attende.
Il problema per la Cdl ora sembra essere diventato quello dell'accettazione o meno di un ministero da parte di Follini, così da assicurare la presenza di tutti i leader della coalizione nel governo alla vigilia di decisioni molto impegnative sul fronte economico.
Fini ha rilanciato l'idea, dopo che lunedì aveva respinto la proposta di Follini che fosse proprio lui ad assumere la successione di Tremonti. Oggi il vice premier ha invece detto che quella proposta è percorribile, ma ponendo una condizione: tutti i leader, quindi anche Follini, devono assumersi la responsabilità della politica che il governo dovrà fare nei prossimi mesi con un proprio coinvolgimento diretto.
Una posizione, condivisa da Silvio Berlusconi che dall'inizio avrebbe voluto tutti i segretari nelle vesti di ministro, che mette in qualche imbarazzo il leader dell'Udc. Follini anche oggi ha ripetuto che di entrare nel governo non ne vuol sapere, ed ha anche evitato di andare questa sera a Palazzo Grazioli per una cena di approfondimento a tre (l'appuntamento è poi restato ma solo per Berlusconi e Fini). Ma anche all'interno dell'Udc, è il caso di Mario Baccini, l'idea di Fini non viene esclusa a priori. Certo, sottolineano anche i più disponibili, questa idea si potrebbe concretizzare solo al termine di un ragionamento più ampio, e comunque non dopo un semplice articolo di giornale, sia pure autorevolmente firmato dal vice premier.
È poco più di un «gossip», commenta acidamente un esponente dei centristi. Tuttavia, «uno spiraglio», non più di questo, si potrebbe essere aperto. Soprattutto se nelle prossime ore, e c'è tutto domani a disposizione, il presidente del Consiglio si assume l'onere di prospettare agli alleati una proposta organica e completa. Questo fatto potrebbe cambiare l'atteggiamento di molti esponenti dell'Udc. Anche se c'è invece chi mette già le mani avanti, escludendo l'ipotesi non fosse altro che per ragioni statutarie. Il congresso - ricordano - ha sancito che la carica di presidente o segretario del partito è incompatibile con incarichi governativi.
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