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«Con la riforma del governo Meloni ci sarà uniformità nei diritti sociali»

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Quelle incongruenze di Giorgia Meloni, «underdog» di successo

Le parole di Sara Kelany, parlamentare di Fdi e componente della Commissione Affari Costituzionali, sul dibattito sull’introduzione dell’autonomia differenziata nel Mezzogiorno

Mercoledì 08 Febbraio 2023, 20:41

Sara Kelany, parlamentare di Fdi e componente della Commissione Affari Costituzionali, il dibattito sull’introduzione dell’autonomia differenziata nel Mezzogiorno è incandescente. Da sinistra il governatore pugliese Emiliano lo definisce “Spacca-Italia”. Un partito della nazione come Fdi come commenta i primi passaggi di questa riforma?

«Noi abbiamo realizzato in 100 giorni quello che l’Italia aspettava da vent’anni. L’autonomina differenziata è una risorsa anche e soprattutto per le Regioni del Sud, che avranno possibilità di ottenere funzioni e risorse. Si va nel senso della responsabilizzazione della classe dirigente, dando fiducia a che si sente nelle condizioni di fare di più. Le polemiche da sinistra sono strumentali alla battaglia politica contingente».

Il ddl Calderoli è attaccato dal Pd, nonostante la riforma del Titolo V sia stata approvata dal centrosinistra. Poi il governatore Giani si è detto favorevole all’autonomia, mentre De Luca parla di “truffa”… Cosa non torna?

«Non torna l’approccio ideologico di certa sinistra che cerca ogni appiglio per contestare il Governo. Lo sa che Bonaccini e Zingaretti solo tre anni fa con delibere delle loro giunte chiedevano la stessa identica autonomia che oggi ha realizzato il governo Meloni? Occorrerebbe che spiegassero ai loro elettori perché oggi che finalmente esiste non la vogliono più».

Il nodo cruciale è quello della definizione dei Lep. Come avverrà questo passaggio? Che garanzie ci sono per evitare un depauperamento delle risorse statali alle regioni e ai comuni del Sud?

«La definizione dei Lep è l’ubi consistam della riforma. Non potranno essere trasferite funzioni e risorse senza che lo Stato individui per tutte le Regioni le prestazioni “fondamentali” e “inderogabili”, questo consentirà uniformità di diritti civili e sociali su tutto il territorio Nazionale. I Lep saranno definiti con Dpcm, a seguito di un percorso partecipato sia con il Parlamento che con la Conferenza Unificata».

Il parametro della “spesa storica” può creare distorsioni nelle proiezioni delle divisioni dei contributi statali alle regioni come la Puglia?

«Il Ddl ha superato il criterio della spesa storica in favore del criterio dei costi standard. Questa è una grande vittoria per le Regioni ad oggi meno virtuose, perché sarà loro consentito di mettersi in carreggiata senza partire con un handicap iniziale».

Nelle prossime tappe di questa riforma che ruolo svolgerà il parlamento?

«Un ruolo decisivo, sia a monte, nella fase di approvazione del Ddl, che sarà a breve all’attenzione delle Camere, sia a valle, nella fase della valutazione da parte degli organi competenti di Camera e Senato delle intese Stato Regioni, e nell’approvazione delle stesse a maggioranza rafforzata. Il Parlamento sarà protagonista assoluto del percorso di decentramento».

Nel gruppo di Fdi lei, avvocato, è esperta di “diritti”. Il suo cognome sembra richiamare radici nella sponda meridionale del Mediterraneo: il Pd annuncia di rilanciare la proposta per l’introduzione dello ius soli. Lei come vede questa ipotesi?

«Io sono egiziana, immigrata di seconda generazione e le dico che lo ius soli è solo una battaglia ideologica della sinistra che non porta nulla né in termini di accoglienza né di integrazione. Altro è la valorizzazione dei percorsi scolastici dei minori, figli di genitori stranieri, per agevolare l’ottenimento della cittadinanza. Lo ius culturae era stata una proposta presentata da Giorgia Meloni quando era Ministro della Gioventù, ma l’ottenimento della cittadinanza deve necessariamente passare per un percorso di adesione ad un modello valoriale, culturale e sociale dello Stato che accoglie, cosa che lo ius soli non garantisce affatto».

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