Fino a pochi mesi fa il mercato era stregato dal Superbonus, dagli sconti in fattura e dalle detrazioni. Ora l’obiettivo è solo uno: realizzare, a proprie spese, un impianto fotovoltaico per proteggere il portafoglio della corsa al rialzo delle bollette. Ville, condominii, piccole e grandi imprese: la parola d’ordine è fare presto e raggiungere una quota di indipendenza energetica per ammortizzare i salassi delle fatture della luce. I dati parlano chiaro: nei primi otto mesi di quest’anno, Enel distribuzione, la società che gestisce la rete elettrica di media e bassa tensione, per la connessione di impianti di produzione fotovoltaica, ha registrato un incremento di oltre il 110% di richieste. Nello stesso periodo, le attivazioni eseguite sono incrementate di più della metà.
E’ evidente, insomma, che in tutto questo il 110% c’entra poco visto che proprio nei primi mesi di quest’anno il Superbonus ha visto una battuta di arresto prima che il recente decreto Aiuti riaprisse in qualche modo i rubinetti.
La corsa, dunque, riguarda in questo momento le piccole utenze, in particolar modo quelle domestiche. Sul punto va detto che la legge (a dire il verso sin dal 2012, anche se nella scorsa primavera sono intervenute alcune ulteriori semplificazioni) consente ad esempio ai singoli condomini di bypassare il permesso dell’assemblea di condominio per l’installazione di pannelli fotovoltaici. Unica condizione è che venga garantito lo stesso diritto agli altri condomini. Per farla breve, se un lastrico colare è ampio 400 metri quadrati e nella palazzina ci sono 15 condomini, ciascuno potrà disporre autonomamente di 26 metri quadrati di superficie necessaria. Che, al netto delle ombreggiature, potrebbero ridursi a 20, spazio appena sufficiente per un impianto da 3 kilowatt (7-8 pannelli). Tale considerazione non vale per quegli immobili che ricadono in una zona vincolata sulla quale comunque sono stati ridotti alcuni vincoli (cappi) burocratici.
Indubbiamente, il rendimento di un impianto varia in funzione della esposizione e della zona. Mediamente (per stare delle nostre parti), la resa è di circa 3mila e 600 kilowattora in un anno, provvista sufficiente per il fabbisogno (almeno in gran parte) di un immobile in cui vive una famiglia non eccessivamente energivora. I costi di un impiianto variano dai 1700 ai 2000 euro per ogni kilowatt, al netto di eventuale batteria per l’accumulo (altri 2-3mila euro). Passaggio finale è l’allaccio alla rete elettrica che richiede una procedura che spieghiamo in un altro articolo in questa pagina,
A confermare questa pannello-mania è Franco Maggi, patron dell’omonimo gruppo imprenditoriale di Altamura di cuio fa parte la Saem, azienda specializzata nel settore del fotovoltaico,e che si occupa della realizzazione degli impianti «chiavi in mano». «Nonostante il generalizzato aumento dei costi delle materie prime, grazie alla nostra capacità di programmazione - precisa Maggi - e alla realizzazione in house di una serie di componenti, siamo riusciti a contenere la lievitazione dei prezzi nei limiti del 10% garantendo comunque una qualità di materiali certificata e di ottimo rendimento. Siamo in grado di far fronte all’aumento di richieste di impianti almeno fino a febbraio-marzo, visto che il mercato è ballerino e i fornitori non si sbilanciano più di tanto negli accordi commerciali a lungo termine».
In questo momento tutti premono sui tempi. Maggi conferma che, compatibilmente alla programmazione dei vari interventi in atto, l’azienda garantisce massima rapidità. «La gente ormai non bada più allo sconto in fattura». E conclude. «L’ultima parola tocca a Enel Distribuzione che, mediamente, richiede 40 giorni lavorativi per gli allacci». Salvo complicazioni.