Il M5S rilancia l’azione politica con una iniziativa legislativa per i figli degli immigrati, lo «ius scholae», e il tema rappresenta una evoluzione del dibattito sullo ius soli. Il dibattito nella Commissione Affari istituzionali inizia questa settimana: Fdi e Lega annunciano barricate.
Presidente Giuseppe Brescia (M5S), quali i punti salienti della proposta di legge sullo ius scholae?
«La linea è molto chiara: i figli di stranieri nati in Italia o arrivati sul territorio nazionale entro il dodicesimo anno di età, che frequentano almeno cinque anni di scuola, uno o più cicli scolastici, possono fare richiesta di cittadinanza tramite i genitori. Una riforma puntuale che rappresenterebbe un passo in avanti molto significativo per più di un milione di giovani».
Cosa eredita la pdl dalla precedente sullo ius soli?
«In questa proposta non si parla di ius soli. La scelta che ho fatto, in qualità di relatore, è stata quella di eliminare misure estreme che avrebbero solo reso impossibile un iter già abbastanza complicato di per sé. Con lo ius scholae si premia la voglia di integrarsi nella nostra comunità. Dalla proposta approvata in prima lettura nella scorsa legislatura, che era comunque uno ius soli temperato, ho preso alcuni aspetti di contorno, come l’aumento dei tempi per poter richiedere la cittadinanza da parte dello straniero nato in Italia (da 1 a 2 anni); l'obbligo per gli ufficiali di anagrafe di comunicare, nei sei mesi precedenti il compimento della maggiore età, ai residenti di cittadinanza straniera la facoltà di acquisto del diritto di cittadinanza per ius scholae; iniziative di educazione alla cittadinanza da parte dei Comuni».
In cosa differisce la ratio del provvedimento da quello sullo ius soli?
«È il principio alla base del provvedimento ad essere diverso. Se con lo ius soli si sarebbe garantito il diritto di cittadinanza a chiunque fosse semplicemente nato in Italia, con lo ius scholae si concede lo stesso diritto solo a chi dimostra una chiara volontà di appartenenza ai nostri valori. Allo stesso tempo si riconosce alla Scuola un ruolo fondamentale».
Quali le forze che appoggiano questo iter legislativo?
«In teoria la proposta così formulata dovrebbe trovare il consenso di tutte le forze di centrosinistra. Anche se credo possa far breccia anche tra i moderati di centrodestra che hanno sempre puntato sull'integrazione quando hanno affrontato il tema dell'immigrazione. Una delle pdl dalle quali ho tratto maggiormente ispirazione per la formulazione del testo base è della collega di Fi, Renata Polverini».
Con questo impegno si rafforza la collocazione del M5s nel fronte progressista?
«Sono fermamente convinto che uno dei compiti del M5S debba essere quello di “sfidare” gli alleati sui temi che hanno sempre caratterizzato le loro campagne elettorali ma che poi quasi mai si sono tradotti in leggi dello Stato. Penso a misure come il conflitto d’interessi, la liberalizzazione delle droghe leggere, l’eutanasia».
La vita interna del M5S è segnata dalle querelle statutarie. Il voto del 10 e 11 marzo porrà fine alla discussione sulle regole del Movimento?
«Penso proprio di sì. E anche se tutte queste vicende non hanno mai messo in discussione la leadership di Giuseppe Conte credo che ci abbiano danneggiato molto in termini di immagine e consenso. Una volta fatto questo ennesimo passaggio formale bisognerà cominciare a correre verso le prossime politiche. Non c'è più tempo da perdere».
Limite dei due mandati: resterà in piedi o ci sarà una deroga?
«Questa domanda è da rivolgere a Conte. Poi sono parte in causa quindi non posso che soprassedere sull’argomento. L’unica cosa che mi sento di dire è che accetterò serenamente qualsiasi decisione».
Vista la crisi ucraina e il caro bollette, ha qualcosa da rimproverare al Movimento per la posizione NoTap del passato?
«Il tema dell’energia sarà centrale da qui al 2050. Non c'è dubbio che il nostro Paese debba trovare il modo di diversificare il più possibile i propri approvvigionamenti così come è altrettanto sicuro che si debba puntare sulle fonti rinnovabili più che sulle fossili. Una delle sfide più dure che abbiamo dinanzi è quella dei cambiamenti climatici e su quella il M5S ha sempre avuto ragione».