BARI - L’ex dirigente Mario Lerario incassò due tangenti da 35mila euro a fronte di appalti per 2,2 milioni di euro affidati in tre anni alle ditte riconducibili all’imprenditore Antonio Illuzzi. È per questo che all’ex capo della Protezione civile, all’ex funzionario Antonio Mercurio e al costruttore giovinazzese viene contestata l’accusa di concorso in corruzione che la Procura ha cristallizzato in un avviso di conclusione delle indagini firmato dall’aggiunto Alessio Coccioli.
La vicenda è ben nota perché il 9 febbraio portò all’esecuzione di misure cautelari (domiciliari) sia nei confronti di Illuzzi che di Mercurio. L’accusa aveva chiesto lo stesso trattamento anche per Lerario, ma il gip Anna Perrelli non lo ritenne necessario sia perché l’ex dirigente è già ristretto in casa fin dal Natale 2021, sia perché non è più dipendente regionale (così come Mercurio). La novità rispetto alla misura cautelare è la riformulazione del capo di accusa, in cui si conferma che Mercurio (difeso dall’avvocato Roberto Eustachio Sisto) non ha materialmente ottenuto soldi da Illuzzi per firmare atti (gli affidamenti) ritenuti contrari ai doveri di ufficio, ma - nella prospettazione della Procura - non avrebbe potuto non sapere che il suo capo Lerario otteneva denaro dall’imprenditore in cambio di un trattamento favorevole: circostanza quest’ultima (la consapevolezza delle tangenti prese da Lerario e documentate da intercettazioni) che Mercursio ha sempre negato...
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