BARI - Ufficialmente il risanamento dell’ospedale di San Giovanni Rotondo passa attraverso il piano strategico che il nuovo direttore generale reggente, Gino Gumirato, ha presentato la scorsa settimana: un mix di taglio di costi, aumento di produttività, blocco del turn-over e revisione del setting assistenziale. Ma sul futuro di Casa Sollievo della Sofferenza, fondata da San Pio, continua a giocarsi una partita che vede contrapposte le varie anime della Santa Sede. Tutti alla disperata ricerca di denaro per evitare il tracollo.
Casa Sollievo è una delle eccellenze della sanità pugliese. Ma è anche una cattedrale nel deserto, con un bacino di utenza insufficiente per giustificare 715 posti letto, in una struttura vecchia e per certi versi inadatta, e oltre 2mila dipendenti. La situazione, già critica dopo il covid, si è ulteriormente aggravata e cominciano a sentirsi pericolosi scricchiolii. I debiti, che già nel 2021 avevano toccato quota 100 milioni, sono esplosi e quasi triplicati. E anche il piano di Giumirato, che conta sull’aiuto della Regione, può servire a temporeggiare ma non a colmare il buco.
Così come già avvenuto con gli altri ospedali, il Vaticano non sembra essere disposto (o in grado) a impegnarsi in prima persona per ripianare i debiti. L’ultimo grande salvataggio, quello del Fatebenefratelli, è stato ad esempio portato a termine soltanto grazie alla Fondazione Luxottica. Proprio sull’intervento degli eredi di Leonardo Del Vecchio (l’imprenditore degli occhiali che aveva origini barlettane) stava lavorando monsignor Nunzio Galantino (presidente dell’Apsa, l’amministrazione del patrimonio vaticano, nativo di Cerignola), insieme a Mariella Enoc, presidente del Bambin Gesù ed eminenza della sanità del Papa. Il piano si è arenato a novembre quando il segretario di Stato, Pietro Parolin, ha improvvisamente mandato alla guida di Casa Sollievo il veneto Gumirato...