Il volto scavato, non zigomi ma spigoli, il carattere non facile di chi ha carattere. La voglia di farcela, sempre e solo con le proprie forze, con la fatica, il sudore e tutto il cuore che puoi metterci. Ma già così si rischia la retorica, mentre lui era riscatto e sud, sobrietà e comunità. Un lampo, una folata di vento, un primato sui 200 metri che resisterà per diciassette anni e poi il giro di pista a Città del Messico e a Mosca, record del mondo e oro olimpico.
Un dito alzato verso il cielo, da Barletta all’eternità. Pietro Mennea, dieci anni fa. Resta l’atleta che ha trasformato l’idea stessa di velocità nel secolo veloce per eccellenza, il ‘900. Nella sua corsa c’è un che di arcaico, di necessario e non solo certo di «sportivo».
Come il messaggero di un sentimento venuto da lontano e che deve andar lontano, Pietro Mennea porta avanti il testimone di un mondo altrimenti dimenticato. Perciò lo chiamano «la freccia del sud», come uno di quei treni che invero il sud non ha mai avuto. «Quale considera il traguardo più importante della sua carriera?» - gli chiede una volta Alfredo Pigna.
La risposta: «Far trovare un posto di lavoro a mio padre. Usciere all’ospedale civile di Barletta». Un mito contemporaneo che non accenna a stemperarsi o a ingrigirsi nonostante il tempo. Del resto, Mennea ha lottato tutta la vita contro il tempo e spesso l’ha battuto sul filo di lana dei centesimi di secondo, ma anche laureandosi quattro volte e approdando fra i banchi del Parlamento europeo.
Il tempo che alla fine se l’è portato via troppo presto, a 61 anni. Il ragazzo che correva sullo stradone di periferia contro le Porsche e le Alfa Romeo degli amici benestanti di Barletta, e vinceva. Il campione che debutta nell’agonismo nel fatale e ribelle Sessantotto.
Il Mennea che verrà e che rimane... È vivido, vibrante, pugnace nelle pagine della «Gazzetta del Mezzogiorno», il suo giornale e il nostro che ne ha sempre scandito la gloria e l’umore anche nero, la gioia indicibile e la malinconia di fondo, i sogni olimpici e i ritorni a casa, gli allori e le incomprensioni. Rieccoti Pietro e noi con te.