Sabato 06 Settembre 2025 | 23:20

Il Bari in caduta libera: Carrera cerca certezze

 
Antonello Raimondo

Reporter:

Antonello Raimondo

Il Bari in caduta libera: Carrera cerca certezze

Antenucci deve giocare vicino alla porta, ecco una priorità

Martedì 23 Marzo 2021, 11:00

I tifosi son fatti così, prendere o lasciare. Le cose non le mandano a dire. Mai giri di parole, soprattutto. È così quando si usa il linguaggio del cuore. In quel «Vergognatevi» comparso in città nelle scorse ore c’è tutto lo scoramento di una città stanca di inseguire sogni e di accumulare umiliazioni, pre e post fallimento. Non un segno di resa ma una sorta di avvertimento ai naviganti. Caso mai qualcuno avesse dimenticato dove siamo e di quale maglia stiamo parlando.


Difficile stabilire i criteri della vergogna. E, quindi, se davvero i calciatori del Bari dovrebbero sentirla addosso. Sta di fatto che la situazione si sta facendo insostenibile. I risultati raccontano di una squadra che s’è smarrita. Prigioniera di limiti e fragilità. Passata dai modi «rustici» di Auteri alla flemma carismatica di Carrera senza cavarne un ragno dal buco. Quattro partite decenti, di cui una davvero buona (a Castellammare), avevano lasciato pensare che al Bari servisse solo un normalizzatore. Invece il campo racconta di un percorso tortuoso che va ben oltre le ragioni di ordine tattico e tecnico. Questa è una squadra senz’anima. Senza spina dorsale. Capace di regalare momenti di autorevolezza ma di sgonfiarsi al primo alito di vento. Nessuno scambi gli isterismi (le continue lagne di Di Cesare e alcune reazioni uterine che sono costate cartellini rossi e, forse, qualche punticino) con una cosa seria come la personalità. Nel Bari non ci sono leader. Punto. E non se ne intravvedono nemmeno lontani parenti. Non può esserlo il capitano, appunto Di Cesare. Un lusso per la C, certo. Ma che non ha il piglio dell’uomo squadra. Anzi. L’uomo squadra regala certezze, è un riferimento. Chi trasmette ansia fa tutt’altro. E non lo è nemmeno Antenucci. Per carità, un top player. Un attaccante che varrebbe da solo il prezzo del biglietto per quanto è forte e per i gol, bellissimi, che regala. Ma uno come lui può essere solo un leader tecnico. Gli altri? Men che mai.


E allora come se ne esce? L’impressione è che Carrera, dominato dalla voglia di trovare una via d’uscita, sia finito un po’ in confusione. La gestione Antenucci ne è una limpida testimonianza. In una squadra con certezze pari allo zero come è possibile che l’unico fuoriclasse della categoria finisca per giocare fuori ruolo? Come è possibile che si rischi di disperdere il patrimonio realizzativo di un calciatore che ha dimostrato di saper segnare in tutti i modi, riuscendo spesso per fare la differenza? Bisognerebbe ripartire da lui. Scrivere il suo nome sulla lavagna e poi aggiungere gli altri dieci. Mirco in coppia con Cianci, tandem perfetto. Il resto è davvero un dettaglio. Difesa a 3 o a 4, centrocampo a 2 o a 3. Non sono particolari in grado di cambiare la sostanza. Ma Carrera, ora, ha il dovere di fare scelte logiche. E di cavalcare l’onda della normalità. Una volta per tutte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)