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Jane Austen ci parla ancora

 
Giacomo Fronzi

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Giacomo Fronzi

Jane Austen ci parla ancora

Moderna e rivoluzionaria

Martedì 23 Settembre 2025, 17:11

Ciò che troppo spesso dimentichiamo è la nostra condizione di eredi. Siamo eredi di qualcosa fin da quando veniamo al mondo. Lo siamo individualmente e lo siamo collettivamente, lo siamo sul piano biologico così come su quello culturale. A ciò potremmo anche aggiungere il fatto che le attuali e solo apparentemente consolidate libertà di pensiero e di azione si configurano come un’eredità germogliata da semi interrati da qualcuno che ci ha preceduto, da qualcuno che ha avuto la forza di aprire un varco da cui poi sono transitate rivendicazioni e nuovi diritti. C’è chi lo ha fatto con il sangue e chi con l’inchiostro. Jane Austen, che fa da intenso “rumore di fondo” nelle vicende narrate nell’ultimo romanzo di Federica Brunini, rientra senz’altro nella seconda categoria. Federica Brunini, il suo ultimo romanzo, Effetto Jane Austen nasce da una sua iniziale diffidenza verso quel romanticismo d’altri tempi, magari un po’ smielato, al quale di frequente viene ricondotto il mondo letterario di Jane Austen. Ma è davvero così? «Ho accettato la sfida dell’editore Feltrinelli con molto orgoglio e altrettanto pregiudizio su Jane Austen e i suoi romanzi, che avevo letto da ragazza e pensavo non avessero più nulla da dire oggi né a me, né a nessuno. Invece, mi sbagliavo. Non solo ho trovato una profondità e una maturità nei personaggi dell’autrice inglese che mi hanno accompagnato per tutta la rilettura, ma ho scoperto in lei una luce, una resilienza e una modernità che ieri mi erano sfuggite e oggi invece riconosco. «E no, la Austen non era affatto smielata, tutt’altro, era semmai una rivoluzionaria che osava sfidare le convenzioni sociali e letterarie dell’epoca. Ha saputo documentare e raccontare il suo tempo come una cronista di costume, con attenzione, ironia e consapevolezza di quale potesse essere il ruolo delle donne già allora. Ha fatto empowerment e ha dimostrato alle sue lettrici che potevano, anzi dovevano, far sentire la propria voce. Cos’hanno in comune e in cosa, invece, si differenziano alcuni dei personaggi femminili (che a lei piace chiamare “personagge”) - che abitano altri suoi romanzi come La circonferenza dell’alba o Due sirene in un bicchiere - da Amelia Maini Moss, protagonista di Effetto Jane Austen? «Ogni mia “personaggia” contiene e racconta qualcosa di me, ma nessuna è mai totalmente me stessa. Con Amelia condivido la professione: sono una giornalista di viaggio da oltre vent’anni, ho scoperto e continuo a scoprire il mondo, e me ne innamoro ogni volta. Attraverso di lei ho potuto svelare alcuni aspetti della mia professione, i pro e i contro, i momenti magici e quelli più o meno tragici di una vita in viaggio. Amelia Maini Moss è una pellegrina, ma lo siamo tutti nel viaggio della nostra esistenza». Proprio oggi, 21 settembre, si chiude a Bath un’edizione molto speciale del Jane Austen Festival, dal momento che nel 2025 si celebrano i 250 anni dalla nascita di questa grande scrittrice. Che succede a Bath nei giorni del festival? «Di tutto! Il Jane Austen Festival è una festa ma anche una parata, una rievocazione storica ma soprattutto l’occasione, una volta l’anno, di buttarsi in un’altra epoca, quella Regency. Bath è la cittadina dove la Austen ha vissuto parecchi anni, ed è la location di molti dei suoi romanzi, o di parti di essi. Ma oggi è anche il set di un’apprezzatissima serie tv in costume come Bridgerton. È incredibile ballare oggi dove ballava la Austen e, contemporaneamente, dove ballano gli attori di Netflix. Bath è il crocevia di passato, presente e futuro. Per più di una settimana, questa citta dina, nota per le sue terme millenarie, diventa un palcoscenico che accoglie chiunque voglia giocare con la storia, quella con la S maiuscola, ma anche con la fiction. C’è chi ci va perché è fan della Austen, ma anche chi ha voglia di sentirsi “dama” o “cavaliere” per una volta, di sperimentare il fascino di un tempo che non abbiamo conosciuto ma che è arrivato sino a noi attraverso i romanzi, i film, i quadri, la moda». In un mondo completamente diverso da quello dell’età georgiana nella quale è vissuta Jane Austen, come si spiega il grande interesse che ancora questa grande autrice riesce a suscitare e cosa pensa che possa comunicare alle nuove giovani donne? «Il cuore: non c’è niente di più eterno, indiscutibile e potente dei nostri sentimenti. Qualunque sia l’epoca, il cuore batte e ci spinge a vivere, a creare, a generare e lasciare tracce di noi. L’umanità è tutta nel sentire, non nel fare. E sbaglia chi pensa che siano i grandi gesti a fare la storia: sono le piccole cose di tutti i giorni. E Jane Austen per prima ce lo dimostra: ha immortalato le “minuzie” della vita, e le ha fatte grandi. Eterne. Credo che in un momento storico così disperato, abbiamo tutti bisogno di agganciarci alla nostra più intima umanità, a quell’empatia che ci permette di leggere nell’altro i nostri stessi bisogni, le nostre stesse paure. Ecco, credo che la Austen parli alla Gen Z perché, come loro, non teme di mostrare le crepe e le fragilità».

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