Il coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella, è tornato in commissione parlamentare Antimafia per completare l'audizione su quanto emerso nell'inchiesta Codice Interno sui rapporti tra mafia e politica alle elezioni comunali di Bari del 2019. L'audizione era stata chiesta dalla maggioranza di centrodestra a seguito di una intervista in cui l'allora procuratore aggiunto aveva parlato della questione: il «decadimento morale» del «voto di scambio è una di quelle tematiche che preoccupano di più».
L'audizione di oggi è stata secretata nella parte in cui Giannella ha risposto a una domanda del capogruppo al Senato di Forza Italia, Maurizio Gasparri di FI. «Troviamo una distonia tra le affermazioni di alcuni collaboratori di giustizia e le conseguenze», ha detto Gasparri riferendosi alle dichiarazioni del pentito De Santis sui presunti accordi elettorali con i clan di esponenti del centrosinistra alle elezioni del 2019. Dichiarazioni poi confluite in un fascicolo archiviato dalla Procura di Bari.«Com'è che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia non hanno prodotto conseguenze?», ha chiesto Gasparri.
«Le indagini ci rivelano che è una questione trasversale. I componenti delle organizzazioni criminali non fanno differenza: poveri, ricchi. Nessuna differenza», ha detto Giannella a proposito del voto di scambio.«La mia intenzione - ha spiegato Giannella - era sollevare il problema del voto di scambio da un punto di vista sociale e sociologico, rispetto a cittadini che in alcuni casi vendono il proprio voto per pochi euro, e magari lanciare un allarme a quell'altra parte della società. Noi ci immaginiamo che a vendere il voto siano i meno abbienti, ma il problema riguarda tutta la città e non credo che sia un problema solo barese. Riguarda anche quella parte della città più istruita, borghesia e professionisti, che si lasciano conquistare da questo meccanismo poco lusinghiero».