Lunedì 15 Settembre 2025 | 23:28

Scritture sul filo della memoria

 
Floriana Tolve

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Floriana Tolve

Bello lavorare tra cultura e scrittura, ma «non si mangia»

Lunedì 15 Settembre 2025, 20:09

Una significativa operazione di memoria quella dei due vincitori della 10a edizione del Premio Fondazione Megamark – Incontri di Dialoghi” il concorso letterario riservato agli autori esordienti nel campo della narrativa (rivolto alle case editrici italiane) promosso dalla Fondazione del Gruppo Megamark di Trani.

Parliamo di Paolo Maccari ed Enrico Fink, il primo con la Ballata di Memmo e del Biondo (Elliot) e il secondo con Patrilineare. Una storia di fantasmi (Lindau) hanno conquistato ex aequo la vetta.

Entrambi toscani, stilisticamente proiettano le due opere in un contesto teatrale: il merito degli scrittori è di aver curato le ambientazioni con un linguaggio artistico incline alla rappresentazione e all’empatia.

Paolo Maccari, senese, poeta da sempre (ha pubblicato molti libri di poesie) nel suo Ballata di Memmo e del Biondo (Elliot pagg. 144 euro 15) racconta l’incontro tra il saggio Memmo e il misterioso Biondo, cinico cane sciolto.

«Non è un romanzo autobiografico anche se i luoghi mi appartengono. La storia, che si svolge a Colle Val d’Elsa dove sono nato, è connotata da tanti flashback. I due protagonisti: il vecchio Memmo e il giovane Biondo, tra verità reale e apparente, si raccontano la vita, mentendo, spesso, prima a sé stessi e poi agli altri» ha affermato Maccari descrivendo il suo libro. «Sarebbe splendido poterlo trasporre» ha commentato, entusiasta del giudizio di vari lettori di associarlo ad una futura pièce. Giovinezza, amori, errori, rimpianti nella trama impregnata di memoria che Maccari ritiene decisiva. «Sono un insegnante di scuola superiore. In un mondo in cui la velocità ha sostituito la memoria che, invece, ha bisogno di sedimentare e di tempi lenti, siamo condannati ad una superficialità che alla fine provoca dolore anche agli stessi ragazzi che, al contrario, sembra che ricerchino solo rapidità».

Memoria e ricordi anche nel percorso di Enrico Fink con Patrilineare (Lindau, pagg. 391 euro 21) dove il personaggio del musicista ebreo Elias dopo la morte della nonna inizia ad essere perseguitato dall’ombra del passato.

«Ci ho messo quasi 30 anni a scrivere questo libro. Alcuni pezzi erano in spettacoli teatrali. Poi ho maturato la consapevolezza di trattare la mia narrazione familiare attraversando la storia del Novecento per parlare della memoria e di cosa significa oggi ricordare. Bisogna trovare un equilibrio tra emozioni, dolore e aspirazioni in ciò che è necessario e ciò che non ci serve più» ha sottolineato Fink.

Fiorentino, laureato in fisica, compositore, cantante, flautista, autore teatrale, dedica la sua vittoria al compianto padre Guido (docente universitario di letteratura americana e inglese) che diceva «se un libro non fa ridere non è vera letteratura». «Papà sarebbe orgoglioso. Univa ad una grande cultura la capacità di non prendersi mai troppo sul serio. Mi ha trasmesso non solo le vicende che ho raccontato ma il desiderio e la capacità di farlo con autoironia e leggerezza, a cui non possiamo rinunciare» ha concluso Fink.

 

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