Il faro, con la sua luce ritmica che squarcia la notte, è molto più di un semplice strumento nautico: è una figura poetica, un simbolo di guida, resistenza e speranza. Posizionato sulla costa, il faro vive sospeso tra cielo e acqua, vegliando su un mare che è sempre in movimento, sempre nuovo. In questo paesaggio naturale e silenzioso, la musica trova spazio per nascere, evolversi e trasformarsi. Il faro, il mare e la musica parlano la stessa lingua: quella dell’anima. Il mare è da sempre una musa per i musicisti. La sua voce — fatta di onde, vento e silenzi — è una partitura infinita che accompagna l’essere umano fin dalla notte dei tempi. Nel mondo della musica classica, Claude Debussy ha trasformato il moto ondoso in suono con la sua celebre composizione La Mer, una suite impressionista che restituisce tutta la potenza e la dolcezza dell’oceano. Analogamente, Benjamin Britten con la sua Four Sea Interludes evoca le atmosfere del mare del Nord con luci e ombre orchestrali che sembrano passare proprio accanto a un faro inglese in tempesta. Anche nel panorama rock e pop, il mare ha ispirato innumerevoli artisti. I Pink Floyd in Echoes, tracciano un viaggio psichedelico nelle profondità marine, mentre i The Police in Message in a Bottale immaginano un naufrago che affida la propria solitudine all’oceano, sperando in una risposta. In Italia, Francesco De Gregori canta il mare come simbolo di mistero e confine in Atlantide, mentre Lucio Dalla, nella sua iconica Com’è profondo il mare, ne fa una metafora dell’inconscio collettivo e della libertà. Il faro, solitario custode della notte, diventa un elemento simbolico anche nella musica cantautorale. Come dimenticare il compositore, musicista e produttore milanese Federico Monti Arduini, che proprio al faro deve il suo nome d’arte: Il guardiano del faro. Così come “faro” (Lighthouse, 2016), con tanto di faro in copertina, è il titolo di uno straordinario album del geniale David Crosby. Fabrizio De André, nella struggente Andrea, canta una storia d’amore perduta sullo sfondo di un mare che separa, mentre Franco Battiato, artista visionario, unisce spiritualità e paesaggio marino in brani come L’oceano di silenzio. In entrambi i casi, la musica trasforma l’immagine del faro in un punto di passaggio tra mondi: tra vita e morte, tra sogno e realtà. Nel mondo della musica elettronica, il suono del mare è spesso campionato e reinterpretato. Artisti come Moby o il geniale Brian Eno hanno creato interi album ambient ispirati al respiro del mare, capaci di evocare un faro che pulsa nella notte tra onde e silenzi. Anche il jazz si è lasciato affascinare dal richiamo marino: Chet Baker con la sua tromba malinconica pare evocare tramonti solitari sul mare, mentre Paolo Fresu, icona del jazz italiano contemporaneo, ha dedicato più volte brani e concerti a scenari costieri e notturni, dove la tromba diventa faro e il silenzio accompagna il suono come il buio fa con la luce. Nel reggae e nei ritmi caraibici, il mare è sinonimo di libertà e viaggio. Bob Marley ha spesso cantato il mare come via di fuga e speranza, mentre in Italia, artisti come Alborosie e Sud Sound System hanno fuso ritmi giamaicani con il Mediterraneo, creando un ponte sonoro tra isole, porti e sogni migranti. E poi c’è la musica indie, quella che si fa portavoce di emozioni intime, ambientazioni sospese, tramonti salmastri. Band come i The National o Cigarettes After Sex creano ambientazioni sonore che sembrano fatte apposta per essere ascoltate seduti ai piedi di un faro. In Italia, artisti come Iosonouncane, Colapesce e Dimartino, ma anche Levante o Motta, hanno portato il mare nei testi e nelle atmosfere, rendendolo scenario interiore oltre che geografico. Il faro, dunque, non è solo un oggetto fisico: è un simbolo, un tempo, un ritmo. Come la musica, scandisce l’attesa, offre conforto nella solitudine, illumina nei momenti di smarrimento. La sua luce, intermittente ma fedele, ricorda il battito di una cassa, il ritorno di un ritornello, il punto fermo in una melodia in continuo movimento. E in quelle notti in cui il mare è calmo e la luna piena, non è difficile immaginare che là, su quella torre solitaria, qualcuno stia ascoltando un vinile o suonando una chitarra, lasciando che la musica si mescoli al vento e diventi parte del paesaggio. Perché il faro, il mare e la musica hanno un unico destino: accompagnare chi cerca, chi parte, chi sogna.

Dai Pink Floyd a Moby
Domenica 03 Agosto 2025, 20:09