Giovedì 18 Settembre 2025 | 23:16

Quando il cinema predicava ferie intelligenti

 
Anton Giulio Mancino

Reporter:

Anton Giulio Mancino

Ciak si gira

Domenica 27 Luglio 2025, 21:00

Censire il cinema vacanziero tutto richiederebbe un database, non un articolo. Anche perché a voler guardare le cose a fondo il cinematografo cosiddetto viene spesso e possibilmente inteso come luogo o mezzo di svago, distrazione, divertimento; tanto da aver stretto da sempre un patto con le vacanze e scatenato interi filoni o sottogeneri che già dai titoli ostentano situazioni balneari o piste da sci. Quindi non è su questa modalità disimpegnata di vacanza che conviene insistere, bensì sulla possibilità che a concedersi l’intrattenimento a pieno regime sia anche l’intelligenza. E non a caso il film chiave, donde il titolo, di questa inversione di tendenza è l’episodio Le vacanze intelligenti diretto e interpretato da Alberto Sordi con Anna Longhi nel film collettivo Dove vai in vacanza?, uscito alla fine di quel terribile 1978, il 21 dicembre, in cui nemmeno la pausa estiva aveva cancellato il ricordo della strage di via Fani il 16 marzo e del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani il 9 maggio. Forse è anche per questo sotteso motivo che la principale scena allusiva non sia quella più famosa e indimenticabile alla Biennale d’Arte di Venezia dei due fruttaroli romani costretti dai figli intellettuali a divertirsi con l’arte contemporanea incomprensibile in esposizione, bensì la tappa nella necropoli etrusca di Cerveteri, dove il tema della morte aleggia in una chiave mistica e trasversale ai secoli.

È curioso, ma non involontario questo richiamo alla soglia invisibile tra la vita e la morte che attraverso le vestigia etrusche il cinema italiano affronta tornando all’etimo latino “vacans” di vacanza, ovvero al participio presente del verbo “vacare”, cioè “essere libero”, nell’accezione di “vuoto”. La “morte in vacanza” è una costante del grande cinema italiano, tanto da collegare la visita involontaria alle tombe etrusche del maggior classico della commedia del boom, Il sorpasso (1962) di Dino Risi, al legame ambiguo tra il giovane studente di giurisprudenza interpretato da Jean-Luis Trintignant e il vitellone nullafacente di Vittorio Gassman che in pieno Ferragosto diventa un involontario e impunito “veicolo” mortale. Questa intrinseca e funesta relazione che dissotterra una civiltà molto in confidenza con l’aldilà, come era avvenuto nella cultura italiana dal 1916 con il ritrovamento della statua etrusca di terracotta nota come “Apollo di Veio, intercetta spesso le corde segrete del cinema nazionale. Nel 1965 Luchino Visconti vince con Vaghe stelle dell’Orsa… un Leone d’oro riparatore alla Mostra di Venezia, dopo quelli clamorosamente mancati de La terra trema (1948), Senso (1954) e Rocco e i suoi fratelli (1960).

E in questa parabola incestuosa, più della radice poetica leopardiana conta quella geografica, interiore e archeologica a un tempo di Volterra. Il ritorno nella città natale della protagonista Claudia cardinale è una “vacanza” sui generis dalla vita cittadina, che contiene i segnali inconfondibili dell’appuntamento con un fratello-amante predestinato. Attraverso la simbologia etrusca questi film hanno percorso sentieri etruschi in tutti i sensi sotterranei, spesso e volentieri sottotraccia. Unirne i puntini e cercare il “cupio dissolvi” sottinteso al “riposo eterno”, sarebbe un’impresa interessante per comprendere quanto la commedia italiana, vera, abbia fatto ridere senza scherzare, più seria dei film drammatici attuali che tirano a campare in una prospettiva assente, dove il “rigore” ostentato di inquadrature lunghe e insignificanti spesso è sinonimo di “rigor mortis”. Di una vocazione compulsiva al dir poco, male e niente, travestendo la superficialità di comunicazione accessibile e divulgazione per tutti, possibilmente spiritosa, la “vacanza” sul grande schermo tricolore è divenuta la cartina di tornasole, con il sole che ormai non riscalda ma surriscalda i gaudenti dalle “chiappe” chiaroscure. Il bianco e nero fondamentalmente etrusco nel suo significato profondo connette invece Il sorpasso e Vaghe stelle dell’Orsa… in un abbraccio di morte provocatoria come forma di “verità rimproverata”. E il colore, anzi il tricolore de “Le vacanze intelligenti” sordiane, sullo scorcio dell’anno del delitto Moro, non è quindi in contraddizione con i film di Risi e Visconti, ma addirittura rende cromatica quell’inquietudine collettiva, connessa al senso di colpa istituzionale, che si prepara a ipotecare a tempo indeterminato la storia nazionale. L’incapacità di far vibrare ancore queste corde etrusche, quindi vacanziere nell’accezione luttuosa, è certamente il segnale di maggiore debolezza dell’esistente filmico attuale. Detto ciò, non resta che augurarle le vacanze cinematografiche, possibilmente auspicandone l’intelligenza effettiva.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)