Giovedì 18 Settembre 2025 | 12:37

Truffa allo Stato per 600mila euro nel nord Barese: arrestati consulente del lavoro e militare della Gdf

 
Redazione online

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Frode ai danni dello stato bat

Tra le altre, assunzioni fittizie di personale per cui non venivano versati i contributi, stipendi accreditati per lavori mai eseguiti. Complessivamente gli indagati nell’inchiesta della Procura di Trani sono 50

Giovedì 18 Settembre 2025, 10:20

BARLETTA - Assunzioni fittizie di personale per cui non venivano versati i contributi previdenziali e assistenziali. Stipendi accreditati su conti corrente o carte prepagate per lavori mai eseguiti. Una truffa ai danni dello Stato per un valore complessivo di 600mila euro. È quanto scoperto dai finanzieri del comando provinciale di Barletta che hanno arrestato due persone. Si tratta di un consulente del lavoro originario del Barese, e di un militare della Guardia di finanza in servizio nel territorio della provincia di Barletta-Andria-Trani.

Entrambi 40enni sono accusati a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, falso, rivelazione di segreto e reati tributari. Complessivamente gli indagati nell’inchiesta della Procura di Trani, sono 50, di cui 14 a vario titolo, rispondono degli stessi reati contestati ai due finiti ai domiciliari. I beni sequestrati hanno lo stesso valore della frode.

Le indagini sono iniziate dopo una segnalazione fatta alla magistratura dall’Inps, che notava anomalie previdenziali. Secondo quanto emerso dagli accertamenti, basati anche sulle intercettazioni ambientali e telefoniche, il sistema messo in piedi dai due arrestati, sarebbe consistito nella creazione di società ad hoc per assumere «formalmente decine di lavoratori senza che venissero versati gli oneri previdenziali e assistenziali, e che fatturavano prestazioni di servizi inesistenti nei confronti di altre imprese con sede nel Nord Italia», spiega una nota della Finanza, dove i lavoratori avrebbero dovuto lavorare senza però mai farlo. Gli stipendi sarebbero stati «monetizzati dalla associazione, mentre i due arrestati trattenevano una commissione di circa il 22%», puntualizzano gli investigatori evidenziando che vi era una associazione di tipo «famigliare» gestita dal finanziere finito nei guai e che avrebbe coinvolto i suoi parenti, l’altra invece sarebbe stata di natura «professionale» e a coordinarla sarebbero stati «i due arrestati con la complicità di soggetti economici con sede in nord Italia». 

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