Lucio Montanaro racconta Mario Merola contiene due libri in uno, come ben sa il curatore tranese, “nomen omen”, Giuseppe del Curatolo, il quale per l’appunto l’ha – con felice e congruente espressione che accompagna il titolo – “scritto, diretto e montato”. Infatti non è soltanto un libro “su” Mario Merola, bensì uno “di” Lucio Montanaro, martinese d’origine, attore comico insuperabile, che intreccia la propria esperienza umana e professionale con quella del grande interprete della sceneggiata e della canzone napoletana Merola. Insomma, da un lato c’è il pugliese per definizione che nei film di Merola offre il controcampo comico, dall’altro l’icona per eccellenza di una combinazione totale di figura integra, meridionale orgoglioso, artista canoro inseparabile da un principio assoluto, cordiale e potente di napoletanità. Montanaro quindi nel “raccontare” Merola “racconta” automaticamente sé stesso, poiché questo fondamentale sodalizio lo contrassegna sul piano affettivo e artistico.
Impossibile nei film di Merola stabilire gerarchie, dalla variante partenopea “d’onore” del poliziesco italiano, senza quasi più forze dell’ordine ma solo tra camorristi leali e sleali, alle sceneggiate in forma cinematografica tutt’altro che tirata via. Eppure opere come Serenata calibro 9 e Napoli: la camorra sfida, la città risponde di Alfonso Brescia nemmeno in un film di Quentin Tarantino si raggiungono vette altrettanto ispirate di vendetta pulp ed eccentrico senso teatrale, popolare e cruento. E il Super Mario con Lucio ne sono la costante che si sposta, senza colpo ferire, nel contesto dei melodrammi cantati, di cui i titoli più noti sono Zappatore e Tradimento, sempre di Brescia, ma i migliori formalmente restano Guapparia e Torna di Stelvio Massi, maestro indiscusso del poliziesco italiano e virtuoso delle inquadrature ricercate dove lo zoom diventa cifra stilistica pura. Guardando come fa Lucio le cose dal punto di vista della trasversalità di Merola, sono tutti tasselli di un puzzle-ritratto a tutto tondo dell’amico e mentore del cuore, cui anche Marco Giusti nella prefazione suggerisce la resa incondizionata.
Il modello Merola emerge prepotente e caloroso dunque da questo libro bifronte, divertente e commosso a un tempo, quanto la sua copertina piacevolissima con la foto a rilievo e il giallo-rosso a contendersi l’effetto cromatico anche tra le righe “scritte, dirette e montate”.
Comprendere quanto questo cinema contiguo alla canzone, quindi due volte iscritto in un discorso storico-sociologico, significa affrontare con cognizione di causa e un testimone d’eccezione ed eccellenza un’idea di racconto e di strutture mitiche profonde che trovano proprio nelle dinamiche di tradimento e ritorsione, fedeltà e violenza o virulenza, l’asse per comprendere l’autentica porzione di sud che attraversa le esistenze e le carriere di Merola e Montanaro, quasi un marchio “M&M” con denominazione di origine controllata e protetta.