«Suonare alla Carnegie Hall di New York? È certamente un importante traguardo: non solo un punto d’arrivo, ma soprattutto di partenza, per ulteriori obiettivi». Mantiene i piedi ben piantati per terra Nicola Pio Nasca, ventiduenne pianista tranese che poco meno di un mese fa ha vinto a New York il “Crescendo International Music Competition”, che di tiene ogni anno dal 2007, per la propria categoria (dai 19 ai 22 anni). La straordinarietà del risultato, oltre alla bravura del giovane pianista pugliese, risiede anche nel suo essere non vedente dalla nascita. E l’esempio di Nicola Pio impreziosisce ancor di più il valore della musica: per chi non vede con gli occhi, essa diventa luce, architettura capace di dare forma all’invisibile. Così come il pianoforte non è solo uno strumento, ma una mappa sensoriale, un universo di vibrazioni che si trasformano in immagini interiori, in panorami che danzano tra le dita.
Nasca è stato ammesso nel 2016 al Conservatorio Piccinni di Bari, ed è cresciuto musicalmente nella classe della docente Anna Maria Sallustio; attualmente frequenta il Biennio Accademico di II livello, con la guida della professoressa Damiana Sallustio.
«Due persone meravigliose a cui devo tantissimo - spiega Nicola Pio -, anche perché dopo tanti anni continuano a seguirmi e ad insegnarmi con la stessa passione ed entusiasmo. Non posso che ringraziare anche il direttore del Conservatorio Corrado Roselli, che mi è sempre stato vicino anche dal lato umano. Così come il presidente dell’Unione Italia Ciechi della sezione provinciale BAT Francesco Giangualano, mi conosce sin da tenera età».
Com’è nata la sua passione per la musica?
«Quand’ero piccolissimo i miei genitori si erano accorti di quanto mi trovassi a mio agio con qualsiasi strumento che potesse riprodurre una fonte sonora. Giocavo persino con la maniglia di una porta. Perciò ebbero l’idea illuminata, all’età di 2 anni, di comprarmi una tastiera (con poche ottave), per farmi approcciare alla musica. Poi, a 5 anni, ho iniziato con delle lezioni private: era qualcosa che all’inizio non mi entusiasmava, ma pian piano, anche tramite le numerose esibizioni in pubblico che hanno formato il mio carattere, ho capito quanto fosse importante».
E gli studi non sono finiti.
«Sì, perché contemporaneamente studio alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari: sono al quarto anno del corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico».
Ci racconti l’esperienza vissuta a New York, per la “Crescendo Competition”.
«Nell’ottobre 2024 mi sono classificato primo alla selezione svoltasi a Roma, gemella di quella che si tiene in altri Paesi del mondo. Ho suonato la Partita n. 2 di Bach, lo Studio op. 25. N. 2 di Chopin e la Fantasia-Improvviso op. 66 di Chopin. Quest’ultimo brano l’ho poi suonato anche alla “Carnegie Weill Recital Hall” di New York, nella fase finale: la giuria mi ha premiato per la dedizione alla musica e l’eccellente performance. Grazie al primo premio nella mia categoria sono stato invitato a partecipare all’“International Students Exchange Program” in Giappone. Il 23 e 24 febbraio mi sono poi esibito in due concerti, all’“Istituto Italiano di Cultura” di New York e nella storica “Saint Patrick Old Cathedral”, per la quale ringrazio il direttore della comunità italiana di New York, don Luigi Portarulo».
Il suo è uno straordinario esempio di abnegazione per la musica. Quanto può essere utile ai suoi coetanei non vedenti?
«Tantissimo. Negli ultimi tempi, con l’avanzare delle tecnologie e l’avvento dell’Intelligenza Artificiale ci sono molti sviluppi interessanti. L’AI può aiutare i non vedenti attraverso strumenti che utilizzano tecnologie multisensoriali, per quanto riguarda la lettura degli spartiti. Sia per quanto riguarda il Braille (che resta il linguaggio universale per i non vedenti), ma anche dal punto di vista uditivo, attraverso un doppio canale: quello della sintesi vocale (la lettura parlata delle note), e di piattaforme uditive come Midi e altre tecnologie, votate alla riproduzione musicale».