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Su Rina Durante, vi prego, la verità

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

Su Rina Durante, vi prego, la verità

Scrittura partecipata e lucida profezia

Lunedì 25 Novembre 2024, 07:05

Una volta a Calimera - il lato griko di un Salento non ancora conformista, in cerca di una dimensione nel rapporto tra centro e periferia - arrivò Pasolini; giusto nel 1975, pochi giorni prima di essere ammazzato. A raccontarlo, in una di quelle pagine che sono una dismisura dell’arte del narrare sconfinando nel linguaggio teatrale, fu Rina Durante. Non a caso, il titolo del racconto in parte dedicato al famoso viaggio pasoliniano, si intitola “Il gruppo” (tratto dalla raccolta “Gli amorosi sensi”, Manni 1996) e tocca corde culturali, che nel Mezzogiorno si esprimevano attraverso il costituirsi e sciogliersi di quei gruppi – letterari, teatrali, militanti – che negli anni sessanta e settanta hanno fatto riemergere il rapporto reazionario tra cultura popolare – dialetti – e cultura “alta” – la lingua – ponendo la questione in una chiave nuova: l’immigrazione meridionale verso il Nord aveva mutato i dialetti e spinto i giovani a riappropriarsene per una forma di opposizione al nuovo fascismo dominante. E di questo recupero, la scrittrice e giornalista salentina Rina Durante (Melendugno 1928 – Lecce 2004) fu il motore e la pioniera, nonché la testimone – sino all’età di 76 anni, cioè sino alla fine.

Di quella possibilità di lavorare intellettualmente in una città, Lecce, lontana dai grandi centri, Rina Durante scrisse molto, ponendo l’accento sull’autonomia che si inceppò quando, come si legge in un altro racconto dedicato al poeta Vittorio Pagano: “La società non riconosceva più allo scrittore altro potere di quello del successo, essendo quello culturale nulla più di un suo derivato”. Ed è in questo contesto, al varco di un’epoca al tramonto, che la Durante, da vera regista e partigiana dei margini – dove si era collocata per non ignorarne l’ingiustizia sociale – praticò la resistenza, dando vita a una scrittura partecipata, vissuta con gli altri, antesignana di compagnie di teatro stabili, che da quel momento in poi hanno un debito infinito con una firma oggi assente nelle antologie teatrali e letterarie.

Non è un’assenza da poco, con tale perdita di memoria si tradisce una figura fondamentale nel seminale impegno per il riscatto culturale e politico delle donne lavoratrici, delle intellettuali che hanno espresso a tutto campo la propria voce. Il suo approccio al mondo teatrale e popolare si definì con Giovanna Marini durante le ricerche salentine sui repertori musicali tradizionali e poi con il Gruppo Universitario Teatrale dell’Università di Lecce. Le prime ricerche sui canti popolari dei pescatori di Gallipoli, finalizzate alla realizzazione di un’opera di Kafka, furono l’inizio delle sperimentazioni “fra teatro e romanzo”.

Su tutte, spiccano il radiodramma Il Sacco di Otranto (Adda 1977) e quell’opera da fuoriclasse, che è Tutto il teatro a Malandrino (Bulzoni 1977), dove la Durante allestisce la vita stessa sceneggiando l’arrivo degli americani che volevano realizzare uno spettacolo a Melendugno, un paese di tremila anime. All’allora giovanissima Rina, donna che amava le donne, si palesava attraverso quel teatro dedicato alla messinscena de La Tragedia di Roca, tutta la vitalità di una comunità che voleva recitare la sua parte, anche senza un soldo, «perché la guerra è finita (…), ma se non facciamo la tragedia, la gente non si convince che è finita davvero». E cominciò tutto il teatro di Rina, oltre l’ignoranza, la miseria, il patriarcato, per restituire alla donna e al Sud la dignità di soggetto del pensiero.

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