di Domenico Palmiotti
TARANTO - La Puglia e la Sicilia potranno indicare come Regioni al Governo due aree da adibire a Zone economiche speciali, Zes, previste nel nuovo decreto legge Mezzogiorno attualmente all'esame del Senato (il primo decreto Sud è stato quello di dicembre scorso poi convertito in legge a febbraio). La possibilità di prevedere due Zes è sorta durante la discussione, al Senato, del dl Sud.
Le Zone economiche speciali prevedono il riconoscimento di una serie di vantaggi normativi e fiscali alle imprese che si insediano nel loro perimetro, che coincide con un porto e un retroporto, e quindi un trattamento più favorevole rispetto a quello ammesso dalle Zone franche. L'ipotesi per il momento di due Zes sembra venire incontro a situazioni specifiche come la Puglia dove, da alcune settimane, è in atto una rivendicazione, non priva di polemiche, tra porti e aree su dove debba andare la Zes.
La Regione Puglia, nell'ambito della legge regionale per lo sviluppo di Taranto, legge attualmente ancora in commissione, l'ha esplicitamente prevista per il porto ionico in considerazione anche dei notevoli investimenti infrastrutturali in corso tra collaudo degli ulteriori 600 metri dell'ammodernato molo polisettoriale, piastra logistica, strada dei moli, dragaggi, per avere fondali più profondi, e vasca di colmata. Taranto, inoltre, è anche sede dell'Autorità portuale di sistema del Mar Ionio.
Bari, tuttavia, si è ugualmente mossa e l'Autorità portuale di sistema del Basso Adriatico ha chiesto che tutti i porti pugliesi siano compresi nella Zes allo scopo di intensificarne i vantaggi. Se la strada tracciata ora al Senato, con l'emendamento al dl in commissione Bilancio, dovesse essere confermata, per i porti di Taranto e Bari si raggiungerebbe un nuovo equilibrio così come quando fu per l'istituzione delle Autorità portuali di sistema.
Ci sarebbe infatti una Zes per i porti di Bari e Brindisi ed una per quella di Taranto. Quest'ultima, però, potrebbe allargarsi anche alla vicina Basilicata, regione, questa, che già da tempo guarda con interesse, specie per la fascia ionica, allo scalo tarantino. L'ampliamento della Zes di Taranto alla Basilicata è anche visto come possibilità di evitare che l'area lucana converga sul porto di Salerno.
A rendere noto che sulle Zes le maglie del dl Sud si sono ampliate è il relatore di maggioranza, il senatore Pd Salvatore Tomaselli. «La commissione Bilancio - dichiara - ha approvato, su proposta dei relatori ed in accordo con il Governo, una. modifica al testo originario del decreti con cui si prevede la possibilità per le regioni di presentare, nell'ambito del proprio territorio, al massimo due proposte di individuazione di Zes in presenza di sistemi portuali distinti». Secondo Tomaselli, «tale norma consentirà, quindi, a regioni come la Sicilia o la Puglia di poter concorrere alla istituzione di due Zes nel proprio territorio. Avendo lavorato in queste settimane nel confronto con il Governo a tale soluzione mi ero permesso nei giorni scorsi - sottolinea il senatore Dem - di invitare i protagonisti di una intempestiva polemica localistica sulla eventuale sede della istituenda Zes nella nostra regione, ad attendere l'esito dell'esame parlamentare prima di qualsiasi dibattito. La soluzione normativa consentirà, quindi, di proporre l'istituzione di due Zes in Puglia che non potranno che corrispondere ai territori e alle infrastrutture portuali e retroportuali che costituiscono i due sistemi portuali, ovvero l'area di Taranto e quella del basso Adriatico da Bari a Brindisi».
Per Tomaselli si tratta di «una opportunità che, sono certo, la Puglia saprà cogliere pienamente, in un impegno comune tra Regione e territori, valorizzando le potenzialità che entrambe le aree detengono, sia dal punto di vista della dotazione di infrastrutture che di aree vocate alla filiera logistica e a quella manifatturiera».
Le Zes saranno avviate gradualmente e tra le prime che entreranno in funzione ci sarà quella del porto di Gioia Tauro, anche perché la Regione Calabria già da tempo sta lavorando su questo tema. Da rilevare, infine, che Taranto e Gioia Tauro hanno alcune caratteristiche comuni: sono stati entrambi porti di transhipment, l'attività relativa alla movimentazione dei container, e il grosso operatore che era a Taranto, Evergreen, è andato via dagli inizi del 2015. Ufficialmente perché contestava i ritardi nella costruzione delle nuove infrastrutture, in realtà perchè aveva già deciso di riposizionare traffici e attività al Pireo.
A seguito delle criticità occupazionali attraversate dai porti di Taranto e Gioia Tauro, il Governo, nel dl Sud di fine 2016, ha previsto per i due scali la costituzione di due Agenzie del lavoro portuali che, nell'arco di 36 mesi dalla loro entrata in funzione - a Taranto non è ancora operativa -, dovranno ricollocare il personale disoccupato in nuove attività produttive nel porto, corrispondendo allo stesso personale, nei giorni di non lavoro, una specifica indennità.
Nei due porti i lavoratori da rioccupare sono un migliaio complessivamente, di cui 500 solo a Taranto, provenienti dalla società Taranto container terminal di cui Evergreen era azionista e che è stata messa in liquidazione.