di MASSIMO LEVANTACI
FOGGIA - Ottant’anni dopo la Cartiera di Foggia toglie il velo per la prima volta e lo farà mostrando il suo volto più autentico. Stamane cerimonia nello stabilimento alla presenza dell’amministratore delegato del gruppo Ipzs, Paolo Aielli del presidente della Regione, Michele Emiliano, delle autorità locali e dei parlamentari. È rimasta per tutto questo tempo una fabbrica nascosta e impenetrabile; per le sue produzioni sensibili, d’accordo, ma anche per un’aura di mistero che si è tramandata fino ai nostri giorni dai tempi del secondo conflitto mondiale: fu la fabbrica scelta dai nazisti per la fabbricazione di gas tossici. Oggi l’Istituto poligrafico ha avviato un imponente piano di bonifica con il Genio militare, ma i resti di quel passato ci sono ancora. Ed è significativo che la festa degli ottant’anni si celebri alla vigilia della «fase 2» che prevede bonifica e nuovi investimenti sugli impianti. Ma quella che forse è la più antica fabbrica di Foggia e della Puglia non è mai stata percepita come un oggetto misterioso da tutti quei foggiani che vi hanno lavorato. Oltre mille dipendenti negli anni d’oro della Prima Repubblica, adesso siamo su cifre più modeste - 250 - ma non per questo marginali in tempi di crisi di lavoro. Tanto più che oggi come ottant’anni fa fece il sottosegretario Gaetano Postiglione che la inaugurò (18 dicembre 1936), Aielli annuncia una seconda giovinezza per la fabbrica cresciuta all’ombra del Monopolio di Stato. «L’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato ha deciso di investire 50 milioni di euro sul potenziamento e rinnovo delle linee produttive - spiega l’ad in questa intervista esclusiva concessa alla Gazzetta - ma con i nuovi investimenti in sistemi informatici e la ristrutturazione dei capannoni si superano i 70 milioni. A questi vanno aggiunti gli oneri per la bonifica».
Cosa significa per voi lo stabilimento di Foggia?
«Qui c’è la storia, ma c’è anche il futuro dell’Ipzs che poggerà sugli altri due pilastri di Roma e Verres, in Valle d’Aosta. Stiamo riportando le produzioni all'interno e valorizzando le competenze dei nostri lavoratori; in passato tante attività erano state esternalizzate impoverendo il tessuto produttivo del nostro istituto. Noi stiamo facendo esattamente l’opposto. Ma prima dell'innovazione ci siamo presi cura della sicurezza e della tutela della salute ed abbiamo in corso, dopo 70 anni, la bonifica del parco paglia e dell’area dove, durante la seconda guerra mondiale, vi era la produzione dei gas tossici che però, voglio precisare, non si trova all’interno dello stabilimento. Per noi questa bonifica è una priorità. La questione veniva rimpallata dagli anni ’60 tra un ministero e l’altro e pensi che la prima richiesta di bonifica risale al 1943 dalla Prefettura di Foggia al ministero della Difesa».
La scelta di non aprire lo stabilimento alla città, ma solo ai familiari dei dipendenti, la giustifica con le condizioni di sicurezza da salvaguardare?
«È un modo per esprimere la gratitudine all'impegno dei lavoratori e permettergli di condividere con le loro famiglie il luogo del loro impegno quotidiano. Per quel che riguarda la sicurezza occorre sottolineare che un impianto in cui si producono carte valori richiede ovviamente una riservatezza particolare».
Il fatto che l’Ipzs operi in regime di Monopolio significa che continuerete ad essere un’azienda che può permettersi di andare fuori mercato?
«No, tutt’altro. Ci sono attività inalienabili dello Stato, ma questa azienda non si può trincerare solo dietro un principio costituzionale da difendere, che è quello della garanzia della fede pubblica. L’Ipzs ha il dovere di produrre in modo efficiente e con grande capacità innovativa. Purtroppo in passato non l’ha fatto concedendo spazio ad altri operatori esterni. Con gli investimenti e la nuova organizzazione industriale che stiamo realizzando, il Poligrafico riuscirà ora a svolgere tutte le funzioni che lo Stato richiede e a condizioni di mercato; se dovessimo vendere un passaporto all’estero ora potremmo farlo potendo competere con i principali player internazionali visto il livello di innovazione raggiunto».
Siete orientati ad andare anche sul mercato estero?
«Ora possiamo farlo, abbiamo brevetti all’avanguardia mondiale sui documenti d’identità. La nostra carta d’identità che stiamo distribuendo agli italiani, dopo 20 anni di tentativi non riusciti, garantirà finalmente l'identità fisica e digitale dei cittadini; è il modello più avanzato in Europa perché ha caratteristiche innovative e di sicurezza che non esistono altrove».
Qual è il futuro industriale di Foggia?
«Punteremo a valorizzare le sue competenze sulle produzioni grafiche. Quella di Foggia sarà l’unica fabbrica in Europa con un ciclo integrato delle carte speciali e dei sistemi di sicurezza utili per prodotti che hanno una lunga vita quali i passaporti e le banconote. Per questo stabilimento vi è una prospettiva solida basata su nuove e tecnologie e su un sistema di competenze decisamente più avanzate rispetto a quelle dei fornitori esterni utilizzati fino ad ora».
La carta a Foggia non è comunque una novità.
«Sì, ma se penso alla carta che veniva prodotta con la paglia mi vien quasi da sorridere. Se dovessi fare un paragone tra la carta di ieri e le produzioni che dobbiamo realizzare oggi per i documenti di identità ed i sistemi di anti contraffazione è come paragonare un pallottoliere con un tablet. Non faremo più solo "carta" ma useremo sempre più materiali sofisticati sui quali "scrivere" informazioni e questi possono andare dal silicio ai materiali organici. È un'altra era geologica».
Sulle targhe automobilistiche però il dado è tratto: andranno a Verres.
«Guardi, sulle targhe c’è da fare un ragionamento articolato. In passato venivano realizzate con materiali nocivi. Siamo già riusciti ad eliminare praticamente l’emissione di formaldeide, che è più bassa nel nostro stabilimento che nel centro di Foggia. Abbiamo però la necessità di rinnovare completamente l'impianto di Foggia e realizzare una nuova linea a Verres dove c’è il nostro stabilimento metalmeccanico. A Verres concentreremo tutte le attività metalmeccaniche, pur mantenendo a Foggia una linea di targhe».
Quali targhe lascerete a Foggia?
«Lo stiamo valutando fra tre tipi di linee: speciali, per auto e per motocicli. E’ un programma che si attuerà nei prossimi 24 mesi».
Lo stabilimento così perderà il suo principale valore aggiunto.
«Foggia dovrà specializzarsi sulle sue competenze grafiche. E poi Foggia, Roma e Verres sono parte di un unico sistema industriale e organizzativo che cercheremo di ottimizzare nel migliore dei modi. La nuova linea targhe impiegherà 25 persone (oggi 60: ndr), ma il personale dello stabilimento aumenterà di circa 30 unità nel prossimo triennio».
Foggia custodirà anche le informazioni riservate del paese con il disaster-recovery. Di che si tratta?
«Avremo la duplicazione di tutti i nostri sistemi informativi; avremo così a Foggia e a Roma due siti gemelli per il trattamento delle informazioni riservate e sensibili; l'investimento previsto è di circa 10 milioni di euro».