BARI - Si chiama industria 4.0 il futuro dell’imprenditoria nella sfida globale, nella quale l’Italia, soprattutto con l’industria manifatturiera sta giocando la sua parte. Oggi si prepara l’industria di domani, un domani che è già cominciato e che significa vincere la sfida o soccombere. Non ci sono alternative.Del resto, lo ha confermato anche il ministro per lo sviluppo economico Carlo Calenda intervenendo a Mola di Bari all’Assemblea generale di Confindustria Bari e Bat nella sede della Sitael Spa di Vito Pertosa.
Ed è proprio da Pertosa che è partito Giuseppe De Tomaso, direttore della «Gazzetta», come esempio di eccellenza pugliese. Pertosa, reduce dal suo ultimo successo col progetto di un treno destinato a sconvolgere l’attuale concetto di velocità su rotaia perché capace di viaggiare a 1.200 km all’ora (in Canada). «Si tratta di un progetto avveniristico con vantaggi competitivi per il nostro gruppo - ha detto Pertosa - sul quale abbiamo investito come attori e non subfornitori, che ci permetterà di sviluppare queste tecnologie in Puglia. Indubbiamente un grosso successo».
L’ex premier Romano Prodi, ha ricordato De Tomaso, qualche giorno fa parlando del Mezzogiorno ha detto che qui si dovrebbe partire da Industria 1.0. Cosa ne pensa Calenda? «Dissento in questo da Prodi - ha detto il ministro -. Il Sud non è una riserva indiana, e il mondo e le aziende oggi non hanno l'alternativa se abbracciare o meno questa rivoluzione, e dire che nel Sud ci vorrebbe una cosa speciale diversa dal resto del mondo, io che sono per tre quarti napoletano, la considero insultante. Noi scommettiamo sul Sud e abbiamo cambiato anche il concetto di incentivi. Non siamo più l’alluvione di incentivi ricordata da Franco Debenedetti e citata dal direttore della “Gazzetta”, quelli a bando: abbiamo abbandonato quel principio l’idea che lo Stato centrale a grande distanza possa fare una politica settoriale, questo sì, questo no. L'incentivo fiscale è neutro e col piano del governo lo colleghiamo al fatto che si investe. Dobbiamo decidere se l'Italia ha delle strutture produttive in grado di abbracciare un cambiamento che arriva dappertutto o se non c'è l'ha. Se l'idea è quella di una sfiducia profonda non tanto nelle Regioni quanto nel tessuto imprenditoriale. Per Bari abbiamo previsto la creazione di un competence center, uno dei 7 in Italia, ma questo non deve creare gelosie fra le Regioni, bensì spingere a investire in quelle aree. Non si può più ragionare in termini di esclusività di territorio, ma di integrazione e collaborazione: se ci sono aziende dell’automotive, queste andranno a Torino, se sono aziende dell’aeronautica andranno a Bari. Si deve prescindere dalla localizzazione. Così le Regioni diventano fattore di moltiplicazione degli investimenti che facciamo, non la rivendicazione della peculiarità, di quel territorio rispetto a tutti gli altri italiani, uno contro l'altro armati. Altrimenti non è la fine delle Regioni ma dell'Italia».
Bene supportare il manifatturiero, ma il futuro non è l'economia dei servizi? «Ritengo che il manifatturiero ci sarà e si rafforzerà e il confine tra manifatturiero e servizi si farà più labile. Quello che è certo è una rivoluzione che aiuta le Pmi, non le penalizza perché hanno grande flessibilità e adattabilità, riescono a utilizzare le tecnologie così come è avvenuto con la meccanica avverrà col software di produzione». Altro confronto interessante quello con Gianluigi Castelli, direttore dell’innovazione del Gruppo Fs. Castelli ha annunciato piano di investimento da 94 miliardi sui prossimi 10 anni, che si fonda su 5 pilastri dall’estensione della rete dell’alta velocità e prevede 5 milioni di euro per ammodernamento treni della rete regionale e sulla logistica integrata. Fs punta anche sulla internazionalizzazione con eccellenze esportate in Arabia Saudita e Iran con grandi contratti per realizzazione delle reti ferroviarie di questi Paesi.
L’assemblea generale è stata aperta dal saluto in video del presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia. In chiusura Domenico De Bartolomeo, che ha presentato Michele Boccardi fresco presidente della sezione confindustriale per l’industria dei ricevimenti, ha così sintetizzato: «Abbiamo voluto presentare alcuni esempi positivi del nostro territorio per suscitare emulazione e far comprendere che non occorrono investimenti insostenibili per la quarta rivoluzione industriale». Ci sono state poi varie sezioni di confronto fra gli imprenditori con Pasquale Casillo, Danilo Caivano, Antonico Sacchetti, Fabio Giuliani, Beppe Fragasso, Roberto Bianco, Domenico Favuzzi presidente di Confindustria Puglia e Eugenio De Sciascio, rettore del Politecnico e, per la parte politica l’assessore regionale Loredana Capone e il sindaco della città metropolitana Antonio Decaro.