NICOLA PEPE
Una premessa: mai nessuna cifra potrà restituire quelle 23 vite falciate in pochi secondi la mattina del 12 luglio ad Andria nello scontro frontale fra due treni, né tantomeno cancellare dalla mente dei 50 sopravvissuti le terribili immagini di quei momenti che resteranno indelebili per il resto dei loro giorni. Ma la vita deve continuare e, in attesa di vedere alla sbarra i responsabili di quella tragedia - l’inchiesta è condotta da un pool di magistrati della Procura di Trani - ci sono decine di famiglie che devono affrontare la vita quotidiana: fare la spesa, pagare il fitto o il mutuo, crescere bimbi, mandare ragazzi all’Università. Tante storie racchiuse in decine di faldoni con in calce una parola: risarcimento. La Gazzetta è venuta in possesso di alcune informazioni che riguardano la definizione di un primo gruppo di indennizzi nei confronti di 36 persone (tra morti e feriti) rimaste coinvolte nello scontro ferroviario.
I 10 milioni fantasma - Un inciso: non si tratta dei famosi 10 milioni stanziati dal Governo all’indomani della tragedia (in un decreto legge per il finanziamenti degli enti territoriali), per assicurare 200mila euro alle famiglie delle vittime e una cifra - da stabilire - per i familiari di coloro che avessero riportato lesioni gravi o gravissime.
Di questi soldi non si sa ancora nulla: il 9 ottobre scorso, il capo dipartimento del coordinamento amministrativo Annalisa Cipollone - il «commissario» nominato dal Governo - ha convocato una riunione in cui è stata decisa la nomina di una commissione che dovrà stabilire i criteri di pagamento. Sono passati più di 40 giorni e del decreto di Palazzo Chigi di nomina della commissione non c’è traccia, come confermato ieri dal sindaco Nicola Giorgino che ne farà parte insieme al suo collega di Corato, Massimo Mazzilli.
Pertanto, gli unici soldi per i parenti delle vittime o dei sopravvissuti, per ora sono arrivati da Ferrotramviaria che ha incaricato la «Spada Spa», società barese di gestione dei sinistri, di avviare le pratiche per i risarcimenti. Gli indennizzi (fra parziali e totali), per ora, hanno riguardato la posizione di 12 morti e 24 feriti: tutti nominativi che fanno parte di quell’elenco «ufficiale» di 23 deceduti e 50 feriti fornito dalla Procura della Repubblica di Trani.
Furbetti ed ex mogli - Lista che qualcuno ha tentato di «allungare» presentando certificati medici successivi alla data dell’incidente con cui si chiedevano il risarcimento per colpo di frusta o altre lesioni. Così come non sono mancati i casi di familiari all’estero «turbati» dalla notizia o addirittura ex mogli ormai ufficialmente senza alcun legame pronte a rivendicare i propri diritti e partecipare al risarcimento. Istanze, in parte già respinte, e per il momento messe da parte in attesa di «successive valutazioni».
Tuttavia, una buona metà dei familiari delle vittime (morti e feriti) non ha avviato ancora alcun contatto con la società di gestione del sinistro. Un comportamento, per certi aspetti comprensibile, soprattutto per chi - come ad esempio i genitori di un 14enne - ancora non si fa una ragione di quel tragico «vuoto» in casa e, con dignità, preferisce non sentir parlare di soldi. Così come c’è chi ha detto «Questa storia vogliamo lasciarcela alle spalle», come un ferito che ha utilizzato i soldi per un viaggio che 4 mesi fa non riuscì a fare.
Le «prime necessità» - Ma come funziona la procedura? Contrariamente a quanto solitamente accade quando bisogna «inseguire» l’assicurazione, in questo caso chi è morto o è rimasto ferito ha diritto ad essere risarcito in maniera più rapida. Può decidere di aspettare l’assicurazione oppure accettare la proposta della società ferroviaria, seguendo un iter regolamentato a livello europeo e recepito anche in Italia.
Una volta definita la lista ufficiale delle vittime, Ferrotramviaria - direttamente e per il tramite della società di gestione - ha fatto così partire le prime comunicazioni agli interessati invitando a fornire documentazioni per l’iter risarcitorio. Parliamo di quei dati (patrimoniali o anagrafici) per istruire le pratiche dei defunti o dei referti medici (non solo di pronto soccorso ma anche quelli successivi) per le pratiche dei feriti. Di questi, 27 sono stati classificati «codice verde» , 6 «codice giallo» e 12 «codice rosso».
Tale prassi comunitaria e statale assicura il pagamento immediato di «anticipi» - per i familiari dei morti e dei feriti: non si tratta di una «liberatoria», ma somme comunque messe subito a disposizione ed eventualmente destinate a essere compensate in una successiva trattativa tombale. Che in diversi casi è già avvenuta, ma per altri no.
Il rifiuto - Ad oggi, infatti, solo 36 soggetti hanno aderito all’invito formulato dalla società di perizia, mentre gli altri - un po’ per diffidenza o per strategie legali - hanno preferito restarsene fermi e attendere.
I criteri adottati per le liquidazioni sono quelle delle cosiddette tabelle del tribunale di Milano che prevedono un minimo e un massimo per gli indennizzi, così come fissano anche gli aventi diritto: in caso di morte di un coniuge, la somma va il sopravvissuto e ai figli, oppure al fratello superstite per il fratello deceduto, al nonno per il nipote ma non al nipote per il nonno, o zio, cugini e così via. All’elenco delle persone da risarcire si è recentemente aggiunto anche il proprietario del fondo in cui è avvenuta la tragedia: ha chiesto 3mila euro per i danni provocati dai mezzi di soccorso o dagli stessi treni.
------
Il PM SU BLOCCO TELEFONICO: NUOVE INDAGINI E INTERROGATORI - E’ talmente obsoleto da non essere più riconosciuto neanche come sistema di sicurezza il «blocco telefonico» a cui era affidata la sicurezza sulla tratta ferroviaria Corato-Andria sulla quale, il 12 luglio scorso, ci fu lo scontro frontale tra due convogli di Ferrotramviaria che provocò 23 morti e 50 feriti. E’ quanto ha accertato finora la procura di Trani che ritiene che il ricorso al blocco telefonico sia quantomeno in contrasto con la normativa in vigore.
Ferrotramviaria, utilizzando il sistema «obsoleto e non sicuro» del blocco telefonico per controllare la sicurezza sulla linea Corato-Andria, ha violato la normativa sulla sicurezza sul lavoro ai danni sia dei propri dipendenti sia dei numerosissimi passeggeri dei treni. Su tale nuovo filone investigativo la procura ha avviato nuovi accertamenti: la contestazione fa parte del fascicolo d’indagine sul disastro ferroviario.
Lo scontro tra due treni avvenuto il 15 giugno 2007 sulla linea a binario unico Macomer-Nuoro delle Ferrovie della Sardegna (3 morti e otto feriti) è ritenuto dalla procura di Trani «un precedente clamoroso» che avrebbe dovuto far capire alle autorità competenti che il blocco telefonico utilizzato su quella tratta ferroviaria (e sulla Corato-Andria) era un sistema assolutamente insicuro perché la sicurezza era interamente delegata ai ferrovieri. Si tratta - secondo il ragionamento degli inquirenti - dello stesso copione che si è ripetuto sulla Corato-Andria il 12 luglio scorso dove lo scontro tra due treni di Ferrotramviaria ha provocato 23 morti e 50 feriti, a seguito di un grossolano errore umano iniziale che avrebbe potuto essere evitato se sulla tratta ci fossero state misure di sicurezza efficaci.
Sulla vicenda della sicurezza, nei giorni scorsi, sono stati ascoltati a Trani alti dirigenti del Ministero dei Trasporti che hanno riferito sui sistemi di controllo ferroviari. A loro sono state chieste anche informazioni sulla normativa ferroviaria e sui precedenti incidenti ferroviari avvenuti sulle tratte in cui è sistemato il blocco telefonico
La Procura di Trani conferirà a giorni a suoi consulenti l’incarico di esaminare, con l'accertamento tecnico irripetibile, la scatola nera di uno dei due treni di Ferrotramviaria scontratisi il 12 luglio scorso sulla Corato-Andria (23 morti, 50 feriti) e i computer Apple sequestrati alla società ferroviaria. Non è escluso che, trattandosi di un esame irripetibile, venga notificato l’avviso di garanzia a nuovi indagati oltre ai sei già sottoposti ad indagine: il direttore generale di Ferrotramviaria, Massimo Nitti, il direttore di esercizio, Michele Ronchi, la presidente di Ferrotramviaria, Gloria Pasquini, il capotreno del regionale partito da Andria, Nicola Lorizzo, e i due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli.
La decisione di ricorrere all’esame tecnico irripetibile è dovuta al fatto che gli accertamenti sulla scatola nera danneggiata potrebbero compromettere in modo definitivo il contenuto del supporto; stesso discorso per i computer Apple sequestrati, protetti da particolari procedure di sicurezza. Per gli altri accertamenti non si dovrebbe fare ricorso alla tecnica dell’accertamento irripetibile trattandosi di esami che possono essere replicati.