di DAVIDE GRITTANI
L'equivoco pare di quelli duri a morire. Sulla copertina della prima edizione di «4 marzo '43» campeggiava il vecchio mercato ittico di Manfredonia, da qui un accostamento più sperato che verosimile. Dalla, sua madre è di Manfredonia? «No, non è così - spiega il cantautore bolognese, ieri sera a Siponto ospite d'o n o re della quindicesima edizione del premio Argos hippium -. Mia madre era sarta, per lavoro serviva aziende dell'Adriatico. Quindi le capitava di venire anche a Manfredonia. A Foggia, poi, esponeva i propri abiti presso l'hotel Cicolella, ma durante il tempo libero se ne andava sempre a Manfredonia». Da amici che sarebbero diventati anche suoi amici, da famiglie che sarebbero diventate anche casa sua. Come quella di Alberto Cicolella a Manfredonia, dove ieri pomeriggio la Gazzetta ha stanato l'autore di "Henna" e "Fe licità ", poesie in forma di rosa che forse Dalla deve anche alla falce di luna che appare dalla sua casa sulle Tremiti.
E allora, che successe? «Successe che sulla copertina di 4 marzo '43, anche se le viscere del disco raccontano di Bologna, per via del luogo che ispirò il disco finì il vecchio mercato ittico di Manfredonia. Da qui tutti pensarono che mia madre, molto presente in città in quegli anni, fosse di Manfredonia».
Il marinaio della sua barca invece è manfredoniano, si dice che a bordo parliate solo in dialetto. «E' vero. Si chiama Michele Bottalico, famiglia storica qui. Lui mi chiama "cumpare " perché ho battezzato il figlio. Quando andiamo nei porti sono costretto a fargli da traduttore, perché il manfredoniano non è molto diffuso nel Mediterraneo. Fosse per me sarebbe una lingua, ma purtroppo non è così».
Sappiamo di un incontro con Andrea Pazienza, anzi si parla di un fumetto pensato con lei come protagonista. « L'ho conosciuto a Bologna, nel '77. Lui era già l'autore di Zanardi, quindi uno dei più grandi fumettisti di tutti i tempi. Aveva pensato a me per un disegno, non per una striscia di fumetti. Abbiamo passato belle serate insieme, perché lui sapeva del mio sconfinato amore per il Gargano. Ed io del suo per l'arte».
Del posto in cui ha ricevuto il premio Argos hippium ieri sera (il parco archeologico della basilica di Santa Maria Maggiore a Siponto), il poeta Giuseppe Ungaretti diceva che "meritava di essere definito monumento nazionale". «La terra emoziona, anche quando è così brulla e apparentemente fredda. Il Gargano dice qualcosa, me ne accorgo dalle pietre e dalle pareti delle montagne. E' una terra che incanta, che emoziona sempre di più ogni volta che ci torno. Tengo decine di concerti, l'altra sera uno straordinario a Bisceglie davanti a ventimila persone. Ma quando sono in Puglia non so fare a meno di dirottare per la Capitanata. E in particolar modo per Manfredonia».
Lei è la testimonianza vivente che la strada la battono gli uomini, che certi dirottamenti non si fanno per i luoghi... ma per chi li abita. «Qui mi sono sentito a casa, da sempre. Da quando nell'acqua delle Tremiti ho scritto "4 marzo '43". Devo molto a questo posto, per questo ho deciso di fare molto per questo posto. E non drammatizzerei sul nemo propheta in patria, i più grandi pittori e letterati di Bologna ci hanno messo una vita per farsi apprezzare dai loro concittadini. Tuttavia è giusto che i foggiani sappiano queste cose, è giusto che chi passa da qui sappia che Ungaretti si emozionò di fronte a un parco archeologico che magari, per voi, non vuol dire niente».
La visita: è stato a Pulsano da padre Fedele, sappiamo che uno degli impegni che ha assunto è riportare alla luce questa chiesa. «Già, siamo stati a Pulsano. Ho parlato a lungo con padre Fedele... che è un po' l'anima di questo posto meraviglioso. Davvero senza tempo. Si potrebbe praticare il doppio rito, ortodosso e cattolico, rendendo questa abbazia una straordinaria casa della tolleranza e della preghiera. La domanda è "quanti foggiani la conoscono?" Ma come detto non drammatizzerei, mi capita continuamente di assistere a dimenticanze gravi e a improvvise rivalutazioni».
Perchè brani come "Henna", come "Felicità" non se ne scrivono più. E' solo questione di ispirazione o c'è dell'altro. «Vede credo che Henna sia la miglior cosa che abbia mai scritto. E anche in quel brano ci sono la pace e la serenità di questi luoghi, la grande umanità e l'identità di queste terre. Ma oggi la musica italiana attraversa un momento davvero drammatico, in cui tutti i compositori sono alle prese con logiche di mercato insostenibili. Che uccidono l'ispirazione. Pare che nessuno di loro sia mai passato per le Tremiti (sorride ironicamente, ndr), ma quel che è peggio pare che nessuno abbia intenzione di farlo. Che intendo dire? Che il talento è una cosa, la poesia non si incontra per strada».
E dell'Argos hippium, che dice? Servono ancora i premi? Hanno ancora un senso oppure sono solo scalette e serate all'aperto. «Un premio come questo certo che ha un senso, perché identifica un territorio in un progetto. Per questo quando gli organizzatori me l'hanno proposto (il presidente dell'Associazione onlus Argos hippium Lino Campagna, ndr) non ho esitato ad accettare, perché mi sembra che alle spalle ci siano una idea e un vissuto».
E i concertoni delle Tremiti? «Quest'anno abbiamo interrotto per una serie di motivi, ma l'anno prossimo si torna alla grande. Con un sacco di artisti e di musica molto buona. Ho voglia di farlo, per questo mi dedico a cose diverse dalla musica». Nel suo mare, quello delle Tremiti, è immerso San Pio? Lo sa che incontrò il Nobel Graham Greene, il quale predisse la sua santità? «Fortissimo, non lo sapevo. Ma la Capitanata è poesia. Ne avete talmente tanta che potete permettervi di trascurarla».
Mercoledì 27 Agosto 2008, 10:34
07 Marzo 2025, 16:09