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Marina militare, nuova bufera
9 ordinanze di misure cautelari

 
Rita Schena

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Rita Schena

marina militare

Giovedì 06 Ottobre 2016, 11:01

12:25

TARANTO - Altre nove ordinanze di custodia cautelare, otto in carcere e una ai domiciliari, sono state eseguite dai finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria della Gdf nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti assegnati a Taranto dalla Marina militare. Nuovo provvedimento restrittivo per il capitano di vascello Giovanni Di Guardo, direttore di Maricommi, già arrestato il 14 settembre scorso con l’imprenditore Vincenzo Pastore, amministratore della cooperativa Teoma, per concorso in corruzione aggravata. Coinvolti anche altri imprenditori e un dipendente civile del Ministero della Difesa. Le contestazioni sono di associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

L’accusa per otto delle nove persone arrestate oggi dalla Guardia di finanza di Taranto nell’ambito dell’inchiesta su presunte tangenti pagate per l'assegnazione di appalti e servizi commissionati dalla Marina militare è quella di «far parte di una associazione per delinquere finalizzata a commettere più delitti di corruzione aggravata e turbativa d’asta». Una nota delle Fiamme Gialle fa riferimento a «un cartello di imprese tra loro collegate per pilotare l’assegnazione a loro favore di tutti gli appalti gestiti dalla direzione Maricommi di Taranto, con l'estromissione delle altre ditte concorrenti al fine di assicurarsi illeciti profitti di ingente quantità per un ammontare complessivo di 4 milioni di euro».

I finanzieri hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare, otto delle quali in carcere nei confronti del capitano di vascello Giovanni Di Guardo, ex comandante di Maricommi, della sua convivente, di 5 imprenditori e di un dipendente civile della Marina Militare. Ai domiciliari un sottufficiale dell’Arma dei carabinieri. Salgono così a 11 gli arresti eseguiti in venti giorni nell’indagine condotta dal pubblico ministero Maurizio Carbone e diventano 21 (più un indagato a piede libero) se si considerano le altre 10 misure cautelari eseguite tra marzo 2014 e ottobre 2015.

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