di Massimiliano Scagliarini
BARI - Il possibile fallimento della Lombardi Ecologia, l’azienda di Triggiano che gestisce la raccolta dei rifiuti in una trentina di Comuni pugliesi, non è l’unica emergenza del momento. Perché se il privato piange, le società pubbliche certamente non ridono: in Puglia almeno tre ex municipalizzate sono sull’orlo del baratro, con la prospettiva di avere presto o tardi un nuovo caso Foggia. Con i cassonetti pieni e la necessità di trovare soluzioni in tempi brevi.
L’Amiu di Taranto ha quasi 30 milioni di debiti, un serio problema di governance (il presidente scelto con bando pubblico è scappato non appena letti i documenti) e un contratto di servizio con il Comune sottodimensionato: ogni mese incassa 2,9 milioni ma spendende 750mila euro per far fronte alla debitoria e a giugno potrebbe non pagare le quattordicesime. E il capoluogo ionico, anziché correre ai ripari, ha diminuito la Tar. A Trani, l’Amiu ha chiuso il bilancio 2014 con 4 milioni di debiti e andrebbe ricapitalizzata, ma il Comune non ha i soldi: è stata ipotizzata la costituzione di una «bad company» con i debiti, però (e la questione interessa la Corte dei conti) l’azienda in sostanziale dissesto continua ad assumere. Nel Foggiano è diventata critica la situazione della Sia all’indomani del sequestro della discarica di Cerignola con l’interruzione del conferimento da parte dei Comuni extra-bacino: ora l’azienda ha un problema grave di liquidità, anche per via dei crediti nei confronti delle amministrazioni (4 milioni solo Cerignola) ed anche qui potrebbero esserci problemi per far fronte agli stipendi.
Se un gestore della raccolta rifiuti salta, qualcun altro deve prendere il suo posto immediatamente per non lasciare i sacchetti in strada. Ma chi può subentrare? Se il 9 maggio la Lombardi dovesse essere dichiarata fallita (la «Gazzetta» ha raccontato ieri della revoca del concordato preventivo), il fitto di ramo d’azienda alla newco Ercav decadrà e i Comuni saranno costretti a rescindere gli appalti. Le possibilità sono due: o l’affidamento del servizio a un’altra azienda tramite ordinanza sindacale (ma l’Anticorruzione ha già bacchettato la Puglia su questo punto, trasmettendo le carte alle Procure), oppure l’esercizio provvisorio della società fallita fino all’effettuazione delle gare d’appalto. Ma servirebbe un curatore fallimentare coraggioso.
Il punto è che oltre al problema discariche, ormai gravissimo (il Barese non ha più un solo impianto aperto, si è costretti a ricorrere ai privati a costi stellari) si profila anche quello della raccolta. Ed è un problema non meno grave. È l’intero settore ad attraversare un periodo difficile - l’altro «big» pugliese, Tradeco, è stato escluso dall’appalto di Martina Franca per mancanza del Durc - ma in buona parte la responsabilità è delle amministrazioni comunali. I contratti di servizio sono quasi ovunque sottodimensionati, i sindaci non vogliono toccare le tasse (anzi spesso le abbassano per farsi dire «bravi» sui giornali). I gestori, pubblici o privati, tentano di rimanere a galla tagliando gli investimenti (basti vedere cosa sta accadendo per la differenziata nei Comuni gestiti da Lombardi), risparmiando sul personale e non pagando i fornitori. Fino a quando il sistema salta.
Al momento l’unica eccezione è rappresentata da Amiu Puglia, la società del Comune di Bari che si è «allargata» a Foggia e mantiene i conti in ordine. Ma certamente non potrà essere il salvatore della patria in ogni angolo della regione. I servizi di raccolta dovranno necessariamente essere messi a gara, e qui nasce l’altro problema: con il sistema degli Aro che funziona a macchia di leopardo, si rischia che a fare le gare dovranno essere i singoli Comuni. Si tratta quasi sempre di centri medio-piccoli che non sono attrezzati per gestire appalti milionari . Insomma, un disastro.
La Regione ha messo mano al problema commissariando le Oga, e sta lavorando sulla legge di riforma del sistema. L’idea è di istituire l’agenzia regionale unica, che dovrebbe appunto occuparsi di fare le gare. Nel frattempo serve una soluzione tampone. Quando nel 2012 è fallita l’Amica di Foggia, con 340 dipendenti e 60 milioni di debiti, dovette intervenire l’Amiu di Bari ma si trattava di subentrare in un unico Comune. Lombardi ha 100 milioni di debiti e garantisce il servizio a quasi 400mila pugliesi dal Gargano alla punta del Salento.