BARI - Le temperature dello scorso weekend hanno inaugurato la stagione estiva. E le spiagge pugliesi, come prevedibile, sono state prese d’assalto. Ma i lidi non possono ancora aprire, perché l’ordinanza balneare vigente (quella emanata lo scorso anno) fissa la stagione dal 1° maggio al 30 ottobre, lo stesso periodo previsto per il 2016. Perché? Perché non ci sono i fondi necessari ad assicurare i campionamenti delle acque.
L’assessore al Demanio, Raffaele Piemontese, ha convocato le associazioni di settore per giovedì mattina. Sul tavolo ci sarà la bozza (già pronta) della nuova ordinanza, per concordare eventuali novità rispetto al 2015. Il testo di partenza sembra però assolutamente uguale a quello dello scorso anno: la Puglia non dovrebbe nemmeno varare l’obbligo del defibrillatore, in quanto gli operatori hanno fatto presente di non avere il tempo per formare il personale. Ma di ampliare la stagione balneare proprio non se ne parla: il tema non è all’ordine del giorno nemmeno quest’anno, anche perché oltre a non esserci i soldi non c’è più nemmeno il tempo.
«Negli anni passati - racconta Fabrizio Santorsola, vicepresidente regionale di Federbalneari - il confronto sull’ordinanza partiva a novembre insieme alle Capitanerie e alle altre sigle sindacali. Avevamo la possibilità di discutere e di fare proposte. Quest’anno siamo arrivati sotto data e quindi dovremo mantenere le stesse regole dello scorso anno.
Ma perché non si può allungare il periodo dei bagni in mare? La stagione balneare coincide con il periodo in cui l’Arpa garantisce il campionamento delle acque. Le analisi vanno ripetute ogni 30 giorni, ma le ultime vengono effettuate il 30 settembre: durante gli altri mesi dell’anno, mancando la disponibilità economica (servono circa 60mila euro al mese), le analisi non si fanno. E così anche se alcuni stabilimenti restano aperti tutto l’anno (magari perché anno i ristoranti), chi li frequenta non può fare il bagno: la vigilanza spetta al gestore, e la sanzione è la decadenza delle concessioni. Ma tutto questo nele spiagge libere non vale, perché in Puglia i Comuni non hanno l’obbligo di attivare i servizi di salvataggio e di sorveglianza nemmeno nei posti più frequentati (le amministrazioni che provvedono lo fanno su base volontaria). E così sulle spiagge libere ciascuno fa quello che vuole: i gestori dei lidi devono spiegare ai turisti perché al di qua del paletto non possono entrare in acqua, e ad un metro di distanza invece sì. I tipici paradossi italiani.
Il tema della stagione balneare torna puntuale ogni anno. La prima giunta Vendola ha introdotto novità importanti, tipo il divieto di impiantare recinzioni fisse (solo corda e paletti), l’obbligo di dotarsi di attrezzature per disabili e di utilizzare personale in regola con le normative sul lavoro, oltre alla «norma etica» (il cartellone con tutte le informazioni per il cittadino). Nel 2008 ha fatto molto discutere l’introduzione del divieto di giocare a racchettoni Ma in un decennio nessuno ha sentito la necessità di mettere mano alla durata della stagione. [m.scagl.]