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Veronesi: il diritto di morire è la libertà del laico di fronte al dolore

 

Domenica 05 Marzo 2006, 11:07

08 Luglio 2025, 20:49

ROMA - Testamento biologico contro l'accanimento terapeutico, inutile se la vita umana se ne va via, in difesa del diritto di morire che ciascun individuo può sottoscrivere quando ancora è consapevole della sua vita.
E' la proposta provocatoria rilanciata dall'oncologo di fama mondiale, Umberto Veronesi, con il suo libro «Il diritto di morire. La libertà del laico di fronte alla sofferenza».
Semplice la tesi di Veronesi: «l'eutanasia io non la farei perchè è proibita dalla legge, ma se fosse permessa non avrei difficoltà ad aiutare una persona in condizioni disperate».
La 'dolce mortè e le sue modalità rientrano nel rapporto esclusivo medico-paziente. «Il medico e solo lui conosce - è la tesi ripetuta diverse volte da Veronesi - la situazione reale del paziente e sa come il paziente preferisce morire senza sofferenze nè dolori atroci, quando la morte è ormai inevitabile». Dunque, «dobbiamo riappropriarci della decisione e della determinazione delle cose importanti della nostra vita - insiste l'oncologo - e dobbiamo esser liberi di programmare la nostra vita come pure la nostra morte con dignità». E, «lo Stato deve essere laico, anche rispettando ogni religione - continua Veronesi - ma l'eutanasia riguarda se stessi, tutto al più riguarda se stessi e il medico: a dominare deve essere il principio della autodeterminazione e della libertà per cui la decisione della mia vita e della mia morte dipendono dalla mia volontà e non - conclude - da quella di altri».
Si riapre così il dibattito sul quesito: a chi appartiene la vita e la morte, se all'uomo oppure a Dio.

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