LA SPEZIA - Ci sono tutti: i grandi «supply vessel» della Castalia con sistemi radar sofisticatissimi, in grado di "annusare" gli idrocarburi sulle onde. Ci sono i comandanti delle Capitanerie di porto che, dopo il salvataggio spettacolare dei 13 naufraghi, affrontano contemporaneamente il problema degli 85 mila litri di dieseloil e gasolio presenti nelle casse del "Margaret" e la difficile ricostruzione di un naufragio che poteva trasformarsi in tragedia. Ci sono i subacquei che si immergono sul relitto e con le mani cercano, nel buio, di capire come è messa la nave. Una ricognizione necessaria prima di tentare la bonifica. C'è il tempo che peggiora giorno dopo giorno.
Da quando "Margaret", la cementiera ro-ro battente bandiera georgiana è naufragata sugli scogli della diga foranea della Spezia la Capitaneria di porto si è trasformata in un'immensa macchina operativa, dove tecnologia, esperienza, pazienza e caparbietà vengono utilizzate per contrastare un possibile disastro ecologico. Se le casse dei serbatoi della nave - quattro, più un bunker da 40 metri cubi - dovessero cedere, si sverserebbero in mare 85 mila litri di dieseloil e carburante.
Un'emergenza ambientale.
E mentre la Castalia con le sue grandi navi ha messo in acqua le panne oceaniche per arginare la chiazza di idrocarburi che rende iridescente il mare, in Capitaneria si lavora ad un progetto di bonifica complessiva e si lotta contro il vento e il mare e condizioni meteorologiche che peggiorano giorno dopo giorno.
I subacquei della Marina Militare e della Capitaneria di porto, per tutta la mattina si sono immersi a turno sul relitto di "Margaret" adagiato sul fondo, a 10 metri: hanno cercato, nel buio più totale, di capire come è messa la nave. "Margaret" non appoggia sul fondo fangoso, ma beccheggia. E questo è pericoloso. Perché il mare potrebbe sbatterla ancora contro gli scogli, perché il movimento potrebbe rovinare le lamiere.
Nonostante il grande pericolo e il buio, i sub dello Sdai e della Capitaneria sono andati sotto la grande nave: hanno lavorato come se fossero ciechi, usando le mani per capire. Poi sono penetrati in plancia, per cercare i documenti che i 13 naufraghi hanno lasciato scappando. Ma c'è troppo buio, e troppo disordine. Un sub è rimasto impigliato in alcune cime e cavi, l'hanno liberato i suoi compagni. Un rischio elevatissimo. Per questo il comandante di zona Lucio Borniotto ha dato lo stop: le condizioni per lavorare sullo scafo in sicurezza non ci sono. Le ispezioni sono necessarie ma adesso mare e vento non le consentono.
Intanto, si prepara il progetto di bonifica. Due le soluzioni possibili: o si aspira il combustibile dalle casse e successivamente si riporta in galleggiabilità la nave oppure si riporta su la nave con il suo combustibile. Ma prima bisogna capire le condizioni dello scafo. E questo lo possono fare soltanto i sub.
Ma tra i mille problemi che sta affrontando in questi giorni la Capitaneria c'è anche quello di capire come sia stato possibile il naufragio. La nave, già "detenuta" nel porto di Livorno per problemi di sicurezza, alla quale erano state imposte restrizioni ulteriori per la navigazione, era un vecchio scafo di 35 anni e faceva parte di una flotta di proprietà di una società armatrice panamense con proprietario turco. Una società costruita come una matrioska, della quale sembra non vedersi la fine. La nave era vecchia ma quando è partita da Genova è partita con restrizioni severissime, con un bollettino meteo "maneggevole", a vuoto di carico e con serbatoi mezzi pieni. Cosa è successo? La ricostruzione della Capitaneria - fatta di orari al minuto secondo - è puntuale. Meno puntuale sembra quella fornita dal comandante e dall'equipaggio che, comunque parla poco.
La notte sulla Spezia porta ancora vento e mare forte. "Margaret", sorvegliata speciale dalla flotta della Castalia e dalla Capitaneria, resta come una bomba innescata.
Chiara Carenini
Domenica 04 Dicembre 2005, 00:00
27 Ottobre 2024, 19:54