Quattro anni di reclusione ad Antonio Spinosa, 51 anni, di Brindisi, ex direttore della filiale mesagnese di Banca Mediterranea. La Corte di appello di Lecce ha confermato la condanna di primo grado a carico di Spinosa, che lo aveva riconosciuto colpevole di furto pluriaggravato in concorso con altri. La stessa Corte ha annullato con rinvio la sentenza di condanna a quattro anno di carcere comminato dal giudice di primo grado ad Antonio Magrì, 50 anni, coimputato di Spinosa, titolare di conto corrente presso la banca. Il processo nei confronti di Magrì, difeso dall’avvocatessa Rosanna Saracino, dovrà essere rifatto in tribunale a Brindisi.
Proprio Magrì nel corso di questo processo è stato al centro di un errore degli uffici del tribunale. Nel mese di ottobre del 2001 Magrì viene prelevato dall’ospedale in cui è ricoverato e trasferito in carcere. Nei suoi confronti è stato emesso ordine di carcerazione in quanto, secondo l’uf ficio esecuzioni, la condanna è diventata definitiva. Ma non è così. L’avvocatessa Saracino, dopo una battaglia non indifferente, riesce a farlo scarcerare dal Tribunale del riesame, dimostrando che al suo assistito, contumace al processo, non è mai stato notificato l’estratto contumaciale della sentenza.
Riparato all’errore l’imputato può ricorrere in Appello. Che, come si diceva, ha annullato la sentenza con rinvio.
I fatti che vengono contestati ai due risalgono agli anni 2000 e 2001. Il titolare di un conto corrente nota sul suo estratto conto dei movimenti di denaro che egli non ha fatto. Chiede spiegazioni che a quanto pare nessuno gli riesce a dare. Anche gli estratti dei conti di altri correntisti presentano simili movimenti. Non manca nulla, ma qualcuno ha prelevato denaro rimettendolo dopo qualche giorno. Fioccano le denunce. L’inchiesta viene affidata al pubblico ministero Raffaele Casto.
Vengono iscritti nel registro degli indagati il direttore della filiale e il correntista, accusati di appropriazione indebita, falso in scritture private, truffa e usura. Nel corso del processo però il pubblico ministero cambia il capo di imputazione in furto pluriaggravato continuato e in concorso. Il tribunale non crede all’errore in buona fede e i due imputati vengono condannati a quattro anni ciascuno di reclusione. Per l’ex direttore ora c’è stata la conferma della sentenza di primo grado. Ancora non definitiva perché sicuramente presenterà ricorso in Cassazione. Per Magrì invece si dovrà rifare il processo di primo grado.
AGGIORNAMENTO - Con sentenza dell11 marzo 2014 la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di appello perchè il reato è estinto per prescrizione