Sabato 06 Settembre 2025 | 18:59

«Può inquinare le elezioni»: Sandrino Cataldo resta ai domiciliari almeno fino ai ballottaggi

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

«Sandrino Cataldo stava lavorando per le primarie di Bari». Il gip: deve restare ai domiciliari

No del Riesame all’ex n.1 di Sud al Centro. II pm: sapeva che sarebbe stato arrestato, ha orchestrato un complotto

Sabato 27 Aprile 2024, 15:28

15:39

BARI - Alessandro Cataldo resta ai domiciliari. Il Tribunale del Riesame di Bari ha rigettato la richiesta di annullamento della misura cautelare per il marito dell’ex assessora ai Trasporti della Regione Puglia, Anita Maurodinoia (indagata), accusato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Le motivazioni del rigetto ancora non si conoscono e saranno depositate entro 45 giorni, termine che per una casualità cade proprio nel giorno in cui i baresi sceglieranno il sindaco che succederà ad Antonio Decaro, il 9 giugno. Calcolando i tempi di un eventuale ricorso per Cassazione, è escluso che Cataldo potrà tornare libero e «operativo», politicamente, prima del ballottaggio.

È facile ipotizzare che, come aveva già fatto il gip respingendo la prima istanza di revoca dell’arresto, i giudici diranno che quelli a carico di «Sandrino» sono indizi gravi e che, se libero, potrebbe inquinare le prove o reiterare i reati. I difensori di Cataldo, Mario Malcangi e Gianlucio Smaldone, avevano chiesto l’annullamento della misura evidenziando che il quadro indiziario contestato dalla Procura fosse «insussistente perché» perché secondo loro mancava «sia l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale sia la corruzione elettorale stessa, che se c’è è attribuibile ad altri soggetti». Sul punto già il gip aveva ritenuto «inverosimile ipotizzabile che il mercimonio di voti (“esplicitamente documentato dai richiami anche al denaro nelle plurime conversazioni” tra i co-indagati) che, per propria natura richiede una consistente disponibilità di denaro, possa essere stato gestito (ed in via esclusiva) dai soli partecipi ed esecutori, richiedendo piuttosto un’oculata regia e strategia in termini di pianificazione, rinvenimento e destinazione delle risorse». Regia evidentemente attribuita a Cataldo. Ai giudici del Riesame la difesa aveva anche fornito una memoria di 44 pagine con numerosi allegati per descrivere «la capillare attività politica svolta dall’indagato che non lo ha mai portato a compiere reati». Tesi evidentemente non condivisa dal Tribunale.

Il fondatore del movimento politico «Sud al Centro» è ai domiciliari dal 4 aprile con l’accusa di aver inquinato - nel ruolo di promotore e organizzatore dell’associazione - le elezioni amministrative di Triggiano di ottobre 2021 (era stato arrestato anche il sindaco Antonio Donatelli, tornato libero dopo le dimissioni). La Procura lo accusa anche dei brogli nelle elezioni di Grumo Appula di settembre 2020 (per questa vicenda è in carcere l’ex assessore Nicola Lella), contemporanee alle Regionali, quando sua moglie fu eletta con quasi 20mila voti confermandosi la «miss preferenze» di Puglia. Del resto, che Cataldo fosse impegnato nell’attuale campagna elettorale per le elezioni amministrative di Bari che si terranno a giugno, lo ha ammesso lo stesso indagato nell’interrogatorio di garanzia, confermando «di aver preso parte, sino alla data dell’arresto, - scriveva la Procura dando parere negativo alla scarcerazione - ad incontri di carattere politico in previsione della campagna elettorale per l’elezione del sindaco della città di Bari».

Dinanzi al gip Cataldo aveva descritto il suo ruolo nel partito Sud al Centro come «politica indiretta»: «Ho deciso di non candidarmi - aveva spiegato - perché la politica si può fare anche fuori dal palazzo. Io ho deciso di farla fuori dal palazzo». Secondo il giudice questo conferma che sia un «soggetto tuttora politicamente attivo», per cui non hanno rilievo né le sue dimissioni da segretario organizzativo di Sul al centro né quelle della moglie da assessore regionale, dal momento che tra circa un mese e mezzo si dovrebbe votare a Bari e Sud al Centro si preparava ad essere in campo. L’arresto, poi, ha messo fuori dai giochi non soltanto Cataldo in prima persone ma l’intero movimento politico. Uno dei suoi avvocati, Gianlucio Smaldone, che è anche presidente di Sud al Centro, ha infatti annunciato qualche giorno fa che la lista non parteciperà alle elezioni e non sosterrà alcun candidato. Il movimento - spiegava Smaldone in una nota - «non presenterà la lista né al Comune di Bari, né in alcun altro Comune chiamato al voto, né in qualsivoglia altra competizione elettorale e non sosterrà alcun candidato in alcuna competizione elettorale».

Scongiurato il rischio di reiterazione del reato, resta quello di inquinamento delle prove. Secondo i magistrati, infatti, Alessandro Cataldo sapeva di un arresto imminente, e dunque avrebbe orchestrato un complotto con l’amico e sodale, il suo «figlioccio», Armando Defrancesco (anche lui finito agli arresti domiciliari e tuttora detenuto) per inquinare le indagini. Una valutazione che deriva dal fatto che il giorno dell’arresto i carabinieri gli trovarono, in una borsa di pelle, una chiavetta usb con la registrazione di un colloquio con Defrancesco del 12 marzo. «Registrai il colloquio perché volevo cristallizzare una posizione politica», ha spiegato Cataldo ai pm, dunque non per usarlo a fini giudiziari. Tanto meno - secondo la difesa - per precostituirsi un alibi rispetto ad accuse che pure lui già conosceva.

Un altro caso di possibile fuga di notizie, come quella che ha poi coinvolto l’ex assessore regionale all’Urbanistica Alfonsino Pisicchio, arrestato per corruzione la sera del 10 aprile scorso, a poche ore dalla revoca dell’incarico di commissario straordinario dell’agenzia regionale Arti.

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