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Tassa di soggiorno più cara? È no da Puglia e Basilicata

 
Redazione Primo Piano

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Federalberghi: «A Bari la tassa di soggiorno penalizzerà gli alberghi»

Piazza Ferrarese a Bari, 30 maggio 2012 (fotografia scattata da Michele Cassano)

Parlano i sindaci dei capoluoghi: Taranto non l’ha ancora introdotta, a Potenza in vigore da pochi mesi

Venerdì 23 Dicembre 2022, 13:12

Aumentare la tassa di soggiorno sì o no? I sindaci pugliesi e lucani, a quanto pare, non hanno nemmeno bisogno di sfogliare la margherita. Almeno i primi cittadini dei comuni capoluogo di provincia non ricorreranno alla possibilità, contenuta nelle pieghe della legge di bilancio, di applicare aumenti fino a 10 euro senza bisogno di autorizzazione ministeriale.
Manca all’appello il sindaco di Bari, Antonio Decaro, che si riserva di esprimere la propria opinione sull’argomento durante un incontro sul turismo in programma dopo Natale e intanto finisce nel mirino di Federalberghi (ne parliamo nel servizio sotto).
Per il resto, da Potenza a Lecce, da Taranto (dove il balzello non è stato ancora introdotto) a Matera, non c’è per ora alcuna intenzione di mettere le mani nei portafogli dei visitatori. Anche perché, in qualche caso, incrementare la tassa di soggiorno potrebbe essere controproducente. A Lecce, per fare un esempio, in alta stagione si pagano già 5 euro a notte (per massimo 5 notti consecutive) negli hotel a 5 stelle per scendere a 2,50 euro a notte nei B&B.

Secondo Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, «l’ipotesi introdotta dall’emendamento alla manovra, per una città come la nostra che sta vivendo ora il suo rinascimento turistico, potrebbe non produrre immediatamente quei vantaggi invece evidenti per le grandi città d’arte. La tassa di soggiorno, tuttavia, resta una leva fondamentale - sostiene Melucci - per migliorare i servizi ed è giusto che sia graduata in funzione delle presenze e delle categorie delle strutture ricettive, tant’è che stiamo lavorando alla sua introduzione a Taranto proprio con un modello di questo tipo, ma partendo da livelli sicuramente inferiori. Dobbiamo intendere queste risorse, quindi, come un moltiplicatore e non come un ostacolo per il settore turistico».

«No grazie» anche dalla Basilicata. Domenico Bennardi, sindaco M5S di Matera: «Ho appreso di questa opportunità per le città d’arte e turistiche. E prenderò atto se andrà in porto. Matera però è una città che sta costruendo una propria reputazione di città turistica e culturale in crescendo. Ed è chiaro che ora ha necessità di coniugare accoglienza, qualità e convenienza. Quindi non saremo tra quelle città che andrà ad aumentare la tassa di soggiorno. Faremo una scelta assolutamente ponderata e prudente condividendola anche con la massima assise, il consiglio comunale, perché vogliamo che rimanga una città tra le più accoglienti e tra le più accessibili anche dal punto di vista della sostenibilità economica».

Mario Guarente, sindaco leghista di Potenza, sottolinea: «L’abbiamo approvata l’anno scorso ed è entrata in vigore da pochi mesi. È di un euro e posso dire sin da ora che rimarrà tale. Quello che ricaveremo servirà a migliorare l’offerta turistica, dalla cartellonistica alla valorizzazione di alcuni luoghi del centro storico. Aumentarla segnerebbe negativamente il nostro turismo. Escludo anche aumenti leggeri». Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini: «Non abbiamo intenzione - sottolinea - di avvalerci dell’eventuale possibilità di aumentare la tassa di soggiorno. L’abbiamo già ritoccata lo scorso anno e va bene così».

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