Presidente Francesco Ghirelli quanto è faticoso giungere alla fine della regular season in una pandemia?
«Questo è stato un campionato complesso, dove il campo è stato specchio dell’evoluzione pandemica del Paese. Abbiamo faticato e sviluppato un’attitudine a governare le difficoltà. Abbiamo affrontato la crisi in modo compatto, penso al lavoro dei presidenti e dei dirigenti dei club, e degli staff sanitari impegnati in un’attività di monitoraggio quotidiana. Tutto sotto il governo del professor Braconaro, nostro consulente medico–scientifico, che ha fornito una bussola per orientarci nella pandemia».
A causa dei contagi avete deciso di prolungare il torneo: ritiene si potranno disputare playoff e playout secondo il regolamento originario?
«Il virus ha una dinamica evolutiva inimmaginabile. In Consiglio Direttivo abbiamo deciso di prevedere più finestre per poter recuperare le gare già rinviate, ed eventualmente le altre che dovessero sopraggiungere. L’auspicio è quello di disputare regolarmente i play dal 9 maggio, se così fosse vorrebbe dire che pandemia non ha creato ulteriori effetti distorsivi in campo».
Qualora non fosse possibile, è immaginabile una formula accorciata dei playoff?
«Pur posticipando di una settimana il termine della regular season abbiamo strutturato il calendario dei playoff e playout per consentire un margine di sicurezza in caso vi sia necessità di rinviare delle gare. Qualora invece la situazione dovesse aggravarsi abbiamo già sottoposto all'Assemblea di Lega una serie di ipotesi in base alla finestra temporale a disposizione. Nel caso si verificasse tale situazione, convocheremo d'urgenza un'assemblea di Lega per condividere la decisione con i club».
I gironi A e B contano una compagine in più: per i raffronti tra i tre raggruppamenti che determineranno la scelta della 28esima squadra, nonché i meccanismi sulle teste di serie, si ricorrerà al criterio della media punti ponderata?
«Eccezionalmente questa stagione non disputeremo la Coppa Italia. Anche il regolamento dei playoff ha subito una modifica nell'individuazione della società che sostituirà la vincente della Coppa Italia e della 28esima società che andrà ai playoff. La vincente di Coppa Italia verrà sostituita dalla migliore quarta classificata tra i tre gironi, che verrà individuata ai sensi dell'art. 49 noif applicando per le società del girone C (che hanno una squadra in meno e disputano due gare in meno nell'arco della stagione regolare) un coefficiente moltiplicatore risultato della divisione tra le gare disputate da ciascun club nei gironi A e B (38) e quelle disputate nel girone C (36). Stabilita la migliore quarta classificata, verrà individuata la 28esima società partecipante ai playoff nella società 11esima classificata nel girone della migliore quarta».
Quanto le compagini di serie C stanno patendo la pandemia e la conseguente crisi economica?
«Gli stadi sono chiusi da più di un anno, le sponsorizzazioni si sono ridotte e gli sponsor fanno fatica a pagare. Nel frattempo i costi aumentano, penso alle spese legate alla messa in sicurezza del campionato. È una situazione insostenibile per club che già prima di entrare nella crisi convivevano con problemi strutturali di sostenibilità economico-finanziaria».
Teme che qualche compagine rischi di non sopravvivere?
«I segnali di stanchezza sono evidenti. Con Figc stiamo lavorando perché il governo conceda forme di sostegno allo sport, specie a quello di territorio: estensione al 2021 del credito di imposta sulle sponsorizzazioni, contributi per le spese sanitarie, rinvio delle scadenze fiscali, misure di liquidità. Figc e Ics hanno previsto un Fondo Sostegno Calcio di 5 milioni per le società di Serie C e B. Attendiamo di sapere qual è la posizione del governo e del sottosegretario Vezzali. Conosce bene le sfide del mondo dello sport, ci auguriamo possa contribuire attivamente nel suo nuovo ruolo».
Da tempo sostiene che la C ha bisogno di una riforma per tornare il torneo della “formazione”: tempi maturi o il prossimo campionato ripartirà così?
«La pandemia è l’occasione per riformare il sistema calcio nel suo complesso. La crisi ha fatto prendere coscienza che il calcio vive sopra le sue possibilità, va ridisegnato. Ogni campionato deve avere la sua missione, le sue regole, una sostenibilità. I tempi sono maturi anche per affrontare la Legge Melandri. Le risorse provenienti dai contratti e dai diritti televisivi vengono distribuite non corrispondendo alle esigenze dei club minori».
Si è sempre battuto per la riapertura degli stadi, con le precauzioni del caso: quando riavremo il pubblico in C?
«Mi sono sempre battuto per mantenere vivo il calcio in un momento di sofferenza. La riapertura degli stadi, seppure parziale, sarebbe un segnale che il Paese sta meglio. La priorità è accelerare il piano vaccinale. Con tamponi e vaccini si possono ipotizzare diverse soluzioni, l’importante è che il piano delle riaperture avvenga all’interno di un progetto condiviso a livello istituzionale».
La Ternana è salita in B. Quanto al Bari pensa che, in caso di mancata B, il progetto della famiglia De Laurentiis rischi un ridimensionamento?
«La Ternana ha fatto un campionato spettacolare per professionalità, organizzazione e passione. Il nostro campionato non è facile da affrontare, ci vuole consapevolezza nel capirne natura e difficoltà, chiede programmazione. La famiglia De Laurentiis ha svolto un lavoro importante, avendo sempre affermato di avere un progetto di crescita per “la Bari” nulla fa pensare che non sarà realizzato. Rimane molto da giocare, i play saranno una occasione importante».