I guai non vengono mai da soli. In questa pandemia epocale non bisogna combattere soltanto contro il virus, le sue varianti e le... variabili legate ai vaccini. Gli effetti dell’emergenza sanitaria sull’economia sono devastanti e non risparmiano alcun settore.
Ma c’è chi subisce ancora di più i contraccolpi perché il suo raggio d’azione è incompatibile con le regole del distanziamento sociale: è il caso di ristoratori, albergatori e titolari di agenzie di viaggio, relegati in un angolo, costretti a fare i conti con un reddito ridotto ai minimi termini. Non solo.
Da una parte la carenza (o assoluta mancanza) di entrate, dall’altra l’insidia della malavita che sente l’odore del sangue e vorrebbe mettere cappello per impossessarsi di beni e società. Secondo una recente indagine dell’agenzia di informazione commerciale Cerved, le aziende dell’accoglienza e del turismo, le più colpite dal lockdown deciso per arginare la pandemia, rappresentano grosse opportunità di affari per le mafie.
Complessivamente in Italia sono 10mila i ristoranti esposti a rischio di usura o riciclaggio, quasi 2mila gli alberghi e 1.800 le agenzie di viaggio. In Puglia e in Basilicata i dati sono preoccupanti soprattutto se rapportati al totale delle aziende del comparto: nel territorio pugliese i ristoranti su cui rischiano di allungarsi i tentacoli della criminalità organizzata sono 621 (pari al 33 per cento del totale), 131 gli alberghi (40 per cento) e 105 le agenzie di viaggio (68 per cento). Numeri più contenuti in Basilicata ma solo per una questione puramente demografica: qui sono 70 i ristoranti che potrebbero diventare preda della «mala», pari al 29 per cento, gli alberghi 19 (32 per cento) e le agenzie di viaggio 13 (48 per cento).
Nella mappa geografica delle zone più a rischio c’è tutto il Paese. In testa alla classifica il Lazio con 2.116 attività nel mirino, poi la Lombardia con 1.370, quindi la Campania. Calabria e Sicilia risultano essere le regioni più a rischio in proporzione al numero di ristoranti attivi sul territorio. Nel settore delle agenzie di viaggio, in particolare, gli esperti Cerved mettono in guardia la Basilicata e la Sardegna ritenendole le regioni più esposte al rischio.
L’analisi del Cerved si basa solo sulle società di capitali che sono quelle che fatturano di più nei rispettivi settori ma sono le meno numerose rispetto alle oltre 180mila ditte iscritte alle Camere di Commercio pugliese e lucana. Questo significa che il dato statistico riportato da Cerved potrebbe essere sottostimato rispetto alla realtà complessiva delle aziende che operano nel settore turistico.
Il pericolo che le mafie possano infiltrarsi in un momento di grande emergenza è stato sottolineato anche dal Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho: «In ogni momento di emergenza le mafie - ha detto - ne hanno approfittato, trovando gli spazi per poter trarre ulteriore arricchimento e soprattutto consolidare le loro liquidità». Gli fa da eco la lucana Rosa Gentile, componente della Giunta nazionale Confartigianato che si dice «per nulla sorpresa da questi dati. Il “tallone d’Achille” per le nostre piccole e medie imprese – commenta Gentile, che è anche presidente Confartigianato Matera - è la disponibilità di credito-liquidità con il 26,6% di pmi del Materano (erano il 20,8% lo scorso anno) e il 25,4% di quelle della provincia di Potenza (erano il 20,7%). Aziende che segnalano difficoltà nel reperimento di liquidità. Ciò espone le pmi maggiormente al rischio criminalità e quindi le rende più vulnerabili. E non c’è dubbio che bar, ristoranti e alberghi sono i più esposti a questo tipo di rischio».