BARI - I sindaci di Barletta, Andria, Bisceglie e Spinazzola contestano l’ordinanza regionale che da oggi inserisce i loro Comuni e altri 16 in zona arancione.
"Apprendiamo - scrivono in un documento unitario - con sgomento il contenuto dell’ordinanza numero 448 del presidente della Regione Emiliano, che stabilisce solo per 20 comuni l'istituzione della zona arancione. Premettiamo che finora, anche per evitare lo scoppio di tensioni sociali, l’emergenza Covid- 19 è stata sempre gestita su base condivisa provinciale, d’intesa tra i 10 sindaci e il prefetto Valiante. L’ordinanza regionale, invece, ci mette di fronte alla constatazione di scelte puntuali che sono state fatte sui nostri Comuni, di cui chiediamo con urgenza spiegazioni e conoscenza dei dettagli».
Ieri il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in accordo con il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha istituito la zona arancione per Andria, Barletta, Bisceglie e Spinazzola per la provincia Bat; Accadia, Ascoli Satriano, Carapelle, Cerignola, Lucera, Manfredonia, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, San Severo, Torremaggiore, Troia, Zapponeta, Foggia e Monte Sant'Angelo della provincia di Foggia; nonché nei Comuni di Altamura e Gravina in Puglia della provincia di Bari.
«Sicuramente - continuano i sindaci - le decisioni assunte saranno state il frutto di una valutazione tecnico-scientifica, di cui però non conosciamo i dettagli. Pertanto, consapevoli di dover approfondire l’entità del rischio epidemiologico delle nostre Comunità ma anche consci di dover salvaguardare la tenuta sociale ed economica delle nostre città, chiediamo immediato confronto alla Regione per approfondimenti puntuali».
Oggi pomeriggio intanto il prefetto ha convocato un’assemblea con i sindaci alle 17.30. «La nostra interlocuzione con la Regione sarà finalizzata anche a formalizzare richiesta di ristori per le categorie maggiormente penalizzate da questa decisione, indipendentemente dalle previsioni nazionali in tal senso».
Il direttore di Confcommercio Bari-Bat, Leo Carriera, nonché delegato di Bisceglie, insieme ai colleghi di alcune delle città interessate dall’ordinanza, Claudio Sinisi delegato di Andria e Francesco Divenuto, di Barletta, dicono “no a decisioni prese dalla sera alla mattina”. “Non è possibile – sostengono – che si stabiliscano misure simili dall’oggi al domani, soprattutto perché interessano il settore del food le cui materie prime e prodotti sono freschi e deperibili e quindi vanno utilizzati subito. Non entriamo nel merito della decisione presa ma contestiamo il metodo applicato: i titolari di ristoranti ma anche di bar avevano acquistato tutti i prodotti per lavorare, le cucine sono già all’opera per la preparazione del menù dell’Immacolata, i frigoriferi sono pieni e pronti per soddisfare le richieste dei clienti”.
CARRIERA (CONFCOMMERCIO): «EMILIANO RIVEDA L'ORDINANZA» - Il direttore di Confcommercio Bari-Bat, Leo Carriera, nonché delegato di Bisceglie, insieme ai colleghi di alcune delle città interessate dall’ordinanza, Claudio Sinisi delegato di Andria e Francesco Divenuto, di Barletta, dicono «no a decisioni prese dalla sera alla mattina».
«Non è possibile – sostengono – che si stabiliscano misure simili dall’oggi al domani, soprattutto perché interessano il settore del food le cui materie prime e prodotti sono freschi e deperibili e quindi vanno utilizzati subito. Non entriamo nel merito della decisione presa ma contestiamo il metodo applicato: i titolari di ristoranti ma anche di bar avevano acquistato tutti i prodotti per lavorare, le cucine sono già all’opera per la preparazione del menù dell’Immacolata, i frigoriferi sono pieni e pronti per soddisfare le richieste dei clienti».
«Emiliano riveda l’ordinanza». «Non si può dire ora di richiudere da domani. È impensabile. Si tratta inoltre di una categoria già fortemente provata, molti sono alle pezze, ora si sta davvero esagerando. Non possiamo che aggiungere la nostra voce al coro di disperazione che si sta levando in queste ore e chiedere al presidente della Regione Puglia di rivedere l’ordinanza facendola entrare in vigore dal 9 dicembre e estendendola semmai all’intero territorio provinciale per non penalizzare nessuno. Oppure di prevedere subito un possibile ristoro di emergenza per il grave danno economico causato da questa ordinanza», conclude Carriera.