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Scuole chiuse, ministro Bellanova contro Emiliano: no a scossoni giornalieri. E su classi speciali: indietro di 40 anni

 
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Venerdì 30 Ottobre 2020, 19:53

20:00

«Dopo la discutibilissima decisione di chiudere le scuole, pur di non tornare sui suoi passi e garantirle aperte per tutti gli alunni pugliesi, Michele Emiliano sceglie di riaprire le «classi per bisogni educativi speciali», esclusivamente dedicate agli alunni più fragili e con maggiori difficoltà di apprendimento. Non posso credere di doverlo dire, ma certo non è così che si garantisce la
formazione per i nostri ragazzi. Che hanno bisogno, tutti, della scuola in presenza, perché questo significa crescere e acquisire
gli strumenti necessari a stare nel mondo».

Lo scrive su Fb la capo delegazione di Iv Teresa Bellanova. «In questi mesi i dirigenti hanno lavorato sui protocolli necessari a far ripartire la macchina scolastica che non può subire scossoni giornalieri se non facendo pagare prezzi altissimi a tutti. Meglio una decisione avventata in meno che un danno irreparabile», aggiunge.

«Ho letto la circolare emanata da Michele Emiliano. A tutti ricordo che è del 1977 la legge 517 sull'integrazione scolastica che ha abolito le classi speciali. Chi conosce la scuola ne sa, punto per punto, la complessità. Perchè contempera l’organizzazione di più figure, dalla dirigenza al personale Ata, completamente dedicati al minore. In questi mesi il lavoro programmato con i diversi istituti scolastici ha avuto l’obiettivo di riorganizzare il servizio sulla base delle esigenze sanitarie dettate dal momento senza lasciare indietro nessuno», scrive Bellanova.

E la ministra renziana sottolinea: «Limitare l’acceso solo alle bambine e ai bambini più fragili ha due nervi scoperti. Uno: si rischia di ghettizzare maggiormente chi già vive in una condizione di fragilità. Due: lasciando a casa tutti gli altri si costringono le madri presenti nel corpo docente o nei livelli amministrativi ad arrangiarsi per trovare una soluzione che contempera il lavoro di cura, avendo i figli a casa, e il servizio che dovrebbero garantire ai bambini più fragili. E si costringono tute le donne a dover scegliere tra lavoro e cura dei propri figli. Un passo indietro devastante».

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